(Aix-en-Provence 1715 - Parigi 1747) scrittore francese. Dopo un’accurata educazione umanistica, fu avviato alla carriera militare; combatté in Lombardia nel 1733 e in Boemia nel 1742, rimanendo gravemente menomato nel corso della ritirata di Praga. Costretto ad abbandonare l’esercito, si stabilì a Parigi, colpito dal vaiolo e quasi totalmente cieco, in condizioni di estrema miseria; tentò inutilmente di inserirsi nella carriera diplomatica e nei salotti letterari, confortato nel suo doloroso isolamento da alcuni amici, tra cui Voltaire. Nel 1746, presentendo l’avvicinarsi della morte, pubblicò anonima un’Introduzione alla conoscenza dello spirito umano (Introduction à la connaissance de l’èsprit humain), seguita da 575 Riflessioni e massime (Réflexions et maximes). Le sue Opere complete (Oeuvres complètes), raccolte e stampate nel 1857, più di un secolo dopo la sua morte, presentarono numerosi altri testi, tra i quali circa 500 altre Massime (Maximes) scelte dallo stesso V. per una seconda edizione dell’Introduzione alla conoscenza dello spirito umano, più di 50 Riflessioni su argomenti diversi (Rèflexions sur divers sujets), 18 Dialoghi (Dialogues) e i Consigli a un giovane (Conseils à un jeune homme). Nonostante l’affinità delle sue posizioni filosofiche con quelle degli illuministi, V. se ne differenzia nettamente sul piano degli atteggiamenti politici: egli si oppone alla propaganda antireligiosa dell’epoca, convinto che la religione sia un fattore indispensabile dell’ordine sociale; analogamente, egli avversa l’egualitarismo politico in nome della convinzione che «la legge non può rendere uguali gli uomini a dispetto dalla natura». Le sue idee morali contrappongono al «negativo» implicito nella condizione umana le possibilità entusiasmanti di una vita che va governata dal cuore e da una ragione in stretto rapporto col cuore; ne deriva una morale dell’energia, attenta alla realtà dei sentimenti, non dogmatica e anzi aperta alle esperienze diverse dei singoli. Nella tradizione moralistica francese V. si distingue dunque tanto dal pessimismo aristocratico di F. de La Rochefoucauld quanto dal cinismo aggressivo di N. de Chamfort, riflettendo in maniera significativa la complessa età di mezzo tra il razionalismo della reggenza e il primato del cuore di J.-J. Rousseau.