La regola dell'equilibrio

Intreccio interessante, una questione morale. Compito dell'avvocato è far rispettare le procedure e garantire un giusto processo al proprio cliente. Ma stavolta il sistema va in tilt. Come mantenere fede al proprio credo e alla propria coscienza? Carofiglio è sempre una lettura di soddisfazione

Guerrieri è alle prese con un incarico difficile: un giudice importante su cui grava l'accusa peggiore che possa capitare a un magistrato, quella di corruzione. Mentre cerca di scoprire la verità, si lascia trasportare da dubbi e giri mentali, mentre si riconferma un assiduo frequentatore della libreria del suo amico Ottavio e continuano i suoi instancabili monologhi con l’amico Sacco. È il libro della serie dell’avvocato Guerrieri che mi è piaciuto meno e che ho fatto più fatica a seguire nell’ascolto. È molto tecnico e l’indagine è in primissimo piano, mentre Carofiglio racconta la corruzione, le bugie, i favoritismi di cui è intrisa la giustizia. Tutta realtà.

Affascinata dalla lettura di altri racconti sulle avventure dell'avvocato Guerrieri, mi sono avvicinata a quest'opera di Carofiglio abbastanza convinta di ciò che avrei trovato al suo interno. A discapito delle aspettative, non ho ancora capito se devo ritenermi soddisfatta oppure no dall'andamento di questo episodio. Più che concentrarsi - come spesso accaduto - su riflessioni prettamente processualpenalistiche, in questa occasione la discussione si ferma maggiormente su un piano di questioni etiche (l'autore lo definisce "un dubbio morale assoluto"). Sullo sfondo, come sempre, una vicenda amorosa che (in questo caso più di altri) pare necessaria per farcire una vicenda con molti capovolgimenti ma - paradossalmente - poca sostanza.