Il lavoro più famoso di Italo Svevo è strettamente legato alla psicoanalisi, disciplina che in quel periodo influenzava ogni campo, dalla letteratura alla filosofia, passando anche per l’arte. Lo stesso Svevo è attratto dai caratteri della psicoanalisi.
Egli però la accetta solo come strumento capace di indagare al meglio la psiche umana, mentre non credeva nella psicoanalisi applicata come terapia che portasse alla guarigione il malato. In sostanza, si interessa solo al valore conoscitivo di tale disciplina. Per lui la malattia mentale è una normale condizione di esistenza, non una particolare conformazione psichica, quindi non è curabile. Tutti insomma sono in uno stato non perfetto sotto il punto di vista mentale, anche chi è apparentemente sano.
“La coscienza di Zeno” non fu un immediato successo, probabilmente a causa delle sue caratteristiche molto lontane dalla tradizione letteraria italiana, ma soprattutto perché Svevo aveva uno stile personalissimo, acquisito grazie alla sua cultura letteraria che oltrepassava i confini italiani, e che i lettori del nostro paese non compresero fino in fondo, arrivando a considerarlo addirittura uno “scriver male”.
L’ “inetto” è Zeno Cosini, la cui storia è raccontata da un narratore estraneo alla vicenda, per cui il lettore immagina però di ascoltare la voce del protagonista.
Egli, su consiglio del suo psicanalista, e quindi a scopo terapeutico, inizia a scrivere un romanzo a carattere autobiografico. E’ qui che si capisce il rifiuto da parte di Svevo della psicoanalisi come metodo terapeutico, infatti Zeno decide di porre fine alla terapia, scatenando la disapprovazione del medico, il quale vorrebbe pubblicare lo scritto del paziente, quasi fosse un risarcimento per la truffa subita.
L’immagine del protagonista è sicuramente impregnata di ambiguità.
Lo stesso medico, in una lettera, parla del suo paziente descrivendolo come una persona molto confusa, che durante le sedute terapeutiche raccontava tante verità accompagnate a menzogne. E’ per questo che si ha quasi la sensazione che non ci si possa fidare delle parole di Zeno, pensando che ciò che racconta a volte non corrisponda alla realtà.
Ambiguo è anche l’utilizzo del tempo: la vicenda non è lineare, passato e presente sembrano quasi confondersi nei pensieri del protagonista.
Il risultato di tutto questo è rappresentato dal “tempo misto”.
Zeno definisce così il modo attraverso il quale lui divide la sua memoria in tanti ricordi, di cui evidenzia solo i principali, che danno il titolo alle sezioni del romanzo.
Nel romanzo si parla anche della giovinezza del protagonista, caratterizzata da incostanza e arrendevolezza, ed è da qui che nasce il rapporto scontroso con il padre: Zeno va da una facoltà universitaria all’altra, senza mai laurearsi, e questo scontenta il padre e mette lo stesso Zeno in una condizione che non gli permette di raggiungere alcun risultato, e quindi di non avere una degna collocazione sociale.
Emblematica è la scena dove il padre, ormai prossimo alla morte, dà uno schiaffo al figlio, che non riuscirà mai a spiegarsi questo gesto.
Si rifugia così in una nuova figura paterna, il suocero Giovanni Malfenti.
L’esistenza di Zeno si orienta verso la voglia di guarire dal fumo, ma tutti i tentativi falliscono insieme ai fallimenti familiari e lavorativi.
Egli si sforzerà di essere un buon marito, un buon padre e un apprezzato uomo d’affari, da lui ritenute caratteristiche indispensabili per una vita di successo.
Nell’opera sono presenti due avvenimenti che sembrano richiamare dei “lapsus freudiani”: Zeno intendeva sposare la figlia più bella di Malfenti, la quale però lo respinge perché lo ritiene goffo, si rivolge quindi alla seconda, Alberta, ma anche questa non accetta, finisce per sposare la meno bella delle tre, Augusta, scelta rivelatasi però giusta, poiché lei è l’unica persona capace di starle accanto; il secondo avvenimento risale al funerale del cognato Guido Speier, dove il protagonista, sbagliando, segue un altro corteo funebre.
Uno degli ultimi episodi raccontati è la storia extraconiugale che Zeno vive con Carla, donna con cui sembra avere un rapporto paterno.
Questa relazione poi si concluderà a causa dei continui tradimenti subiti da Zeno da parte dell’amante.
Nel romanzo vi sono molti richiami ai primi due lavori di Svevo, “Una vita” e “Senilità”.
Prima di tutto sono presenti somiglianze fortissime tra Zeno e i due protagonisti delle prime due opere, Alfonso Nitti ed Emilio Brentani: l’indole è la stessa, infatti i comportamenti di Zeno Cosini fanno tornare facilmente alla mente quelli degli altri due; la stessa storia extraconiugale presente ne “La coscienza di Zeno” ha caratteristiche simili al rapporto tra l’anziano Emilio e Angiolina.
In tutti e tre i romanzi, le figure che fanno da sfondo alla vita dell’ “inetto” rappresentano coloro che, a differenza del protagonista, riescono sempre a cavarsela, diventando quasi degli antagonisti. Lo stesso Guido Speier fa pensare al Balli di “Senilità” o al Macario di “Una Vita”.
Nel libro è presente anche il diario del protagonista.
Egli confessa di aver abbandonato la terapia grazie ad una presa di coscienza secondo cui lui era perfettamente sano.
I discorsi fatti da Zeno nel suo diario, come quello secondo cui l’uomo è l’artefice di un qualcosa che sconvolgerà la terra fino ad una rinascita “sana” della stessa, fanno intendere quanto il limite tra salute e malattia sia sottilissimo.
L’ “inetto” ha una forza, quella di non vivere con delle precise certezze che rischiano di crollare da un momento all’altro, ma gode di una elasticità derivante dal suo mettersi sempre in discussione con se stesso e con il resto della società, e tutto questo, paradossalmente, grazie al disagio esistenziale che vive.
La coscienza di Zeno (versione in eBook)
di Italo Svevo
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€ 1,99
Descrizione
A cura di Mario Lunetta Edizione integrale Rimasto incompreso per lungo tempo, La coscienza di Zeno è il più importante romanzo di Svevo e uno dei capolavori della letteratura italiana contemporanea. È il resoconto di un viaggio nell’oscurità della psiche, nella quale si riflettono complessi e vizi della società borghese dei primi del Novecento, le sue ipocrisie, i suoi conformismi e insieme la sua nascosta, tortuosa, ambigua voglia di vivere. L’inettitudine ad aderire alla vita, l’eros come evasione e trasgressione, il confine incerto tra salute e malattia divengono i temi centrali su cui si interroga Zeno Cosini in queste pagine bellissime che segnarono l’inizio di un modo nuovo di intendere la narrativa. Primo romanzo “psicoanalitico” della nostra letteratura, quest’opera rivoluzionaria seppe interpretare magistralmente le ansie, i timori e gli interrogativi più profondi di una società in cambiamento. «L’immaginazione è una vera avventura. Guardati dall’annotarla troppo presto, perché la rendi quadrata e poco adattabile al tuo quadro. Deve restare fluida come la vita stessa, che è e diviene.» Italo Svevo (pseudonimo di Ettore Schmitz) nacque a Trieste nel 1861. Fu il primo scrittore italiano a interessarsi alle teorie psicoanalitiche di Freud, che proprio allora cominciavano a diffondersi in Europa. Fu grande amico di Joyce, che lo fece conoscere a livello internazionale, e di Montale, che in Italia ne intuì per primo le eccezionali doti di narratore. Morì nel 1928. Di Svevo, la Newton Compton ha pubblicato La coscienza di Svevo, Senilità e Una vita nella collana GTE, e il volume unico Tutti i romanzi e i racconti.
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Recensioni
Totale delle Recensioni
Dettagli
- GenereNarrativa classica
- Listino:€ 1,99
- Editore:Newton Compton Editori
- Data uscita:26/01/2011
- Pagine:-
- Formato:EPUB
- Lingua:Italiano
- EAN:9788854125889
Parole chiave laFeltrinelli:
NClassici049, PromoNewtonEB, narrativa classica (prima del 1945)
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