La storia familiare narrata da Safran Foer è realistica e coinvolgente. È facile, durante la lettura, prendere parte alle dinamiche dei personaggi, a immedesimarsi in alcuni di loro pagina dopo pagina, grazie a una descrizione profonda della loro psicologia. Dopo aver letto questo romanzo, sono curioso di leggere futuri romanzi dello stesso autore.
Eccomi
Ambientata a Washington durante quattro, convulse settimane, "Eccomi" è la storia di una famiglia in crisi. Mentre Jacob, Julia e i loro tre figli sono costretti a confrontarsi con la distanza tra la vita che desiderano e quella che si trovano a vivere, arrivano da Israele alcuni parenti in visita. I tradimenti coniugali veri o presunti, le frustrazioni professionali, le ribellioni adolescenziali e le domande esistenziali dei figli, i pensieri suicidi del nonno, la malattia del cane: tutto per Jacob e Julia rimane come sospeso quando un forte terremoto colpisce il Medio Oriente, innescando una serie di reazioni a catena che portano all'invasione dello stato di Israele. Di fronte a questo scenario inatteso, tutti sono costretti a confrontarsi con scelte a cui non erano preparati, e a interrogarsi sul significato della parola casa.
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Autore:
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Edizione:6
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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FlavioP 31 dicembre 2021Per chi ama le storie familiari. Molto piacevole e divertente!
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Cristiano 20 ottobre 2021Sanguinoso
Ho faticato di meno per arrivare alla fine di una maratona...ed io sono un Runner
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SERGIO CORTI 20 maggio 2018
La prima impressione davanti alla costruzione del libro, per dialoghi fra i personaggi e del protagonista fra sé e sé, è stata: Realismo isterico. Così vengono etichettati un gran numero di giovani scrittori negli ultimi dieci anni e direi che non suona lusinghiero. La trovata stilistica però alleggerisce molto il testo, dato che vengono trattati temi importanti, in modo profondo. L’ambiente è una grande città USA, anzi, la casa di una famiglia ebrea middle class, 3 figli e il cane Argo. La coppia vacilla, incrinata dalla fatica di crescere i figli nel migliore dei modi, di mostrare il più raffinato umorismo (lui) ed essere sempre perfetti (lei) o forse perché la vita ci cambia anche se non lo vogliamo. Il protagonista, Foer, e noi con loro, vivono, lavorano, organizzano feste e riflettono sui dispiaceri della vita, dal matrimonio incrinato, al nonno suicida e il vecchio cane da sopprimere. Ad aumentare le dimensioni della pira, Foer aggiunge i dispiaceri di un ebreo americano che continua le pratiche religiose per non dimenticarsi di essere ebreo, ma ha pensieri ambivalenti su Israele. Questi nel libro convergono sul cugino israeliano in visita: amicizia, ammirazione per la vitalità, senso di saturazione davanti al bello-virile-di successo- basterebbe anche un po’ meno-. Foer dà voce al dilemma dei dilemmi: se Israele fosse attaccato e il primo ministro, secondo la migliore tradizione, organizzasse un ponte aereo per portare gli ebrei della diaspora a difendere Israele, il protagonista ci andrebbe? Foer riesce a mettere su carta il tutto in modo bello e convincente, mi è piaciuto e mi è stato anche di aiuto.
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