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Nessunə sa parlare degli esseri umani meglio di questo autore. Il tema più spaventoso per ogni essere umano è trattato in modo così accurato e profondamente da diventare affascinante. Se siete psicologə in formazione dovete leggerlo!
Yalom affronta il difficile tema dell’angoscia della morte con l’annosa esperienza del suo lavoro di psicoterapeuta. Le sue convinzioni, i punti saldi del suo modo di concepire la vita e quindi di aiutare gli altri, si basano tutti sull’assunto fondamentale che ciascuno di noi ha paura, a modo suo, di morire ed affronta questa paura in modo diverso. Tanti fattori possono renderci più o meno sensibili alla morte, tante esperienze pregresse possono condurci a diverse sensazioni ed emozioni quando si pensa alla fine della vita. L’esperienza dell’autore converge su un punto in particolare: la condivisione, la connessione tra gli esseri umani, che per lui è l’unica dimensione su cui poter affrontare la morte nelle sue varie sfaccettature.
Una lettura complessa, non per il linguaggio del terapeuta, ma per l’argomento. Quanti difronte alla parola “morte”si ritirano, indietreggiano e barcollano. Yalom tratta il tema della morte, in tutte le sue declinazioni: paura, attacchi di panico, rinuncia a vivere, malati terminali. Ma ciò che Yalom dice è che pensare la morte significa lasciare che un mondo di idee feconde riguardo la vita, la nostra vita, nascano in noi. La sua teoria ha fondamenta antiche nei filosofi greci e Yalom la sintetizza con l’esprespione “cerchi nell’acqua”. Ci ricorda che un pensiero gentile, un’azione altruistica, o buona azione, un sorriso dedicati agli altri può lasciare di noi una traccia anche dopo la morte. Il consiglio è di vivere non come un personaggio da serial ma di esistere. Per capire meglio consiglio il vecchio film di kurosawa “Vivere” o di guardare su YouTube una delle tante conferenze tenute da Yalom. Ascoltate Staring at the sun
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