Sempre che sia lecito ancorare un autore al suo momento di maggior splendore, "Funny Girl" non reggerebbe il confronto con "About a Boy", è meno scorrevole e scintillante, caratterizzato da uno stile fin troppo colloquiale, forse perché le vicende narrate, sono accadute realmente. Come nella la vita vera, ci sono delle battute di arresto anche nella narrazione, che procede talvolta stancamente, pur trattandosi di un'opera ottimista e propositiva. Romanzo onesto, non propriamente esaltante, ma spontaneo e diretto, non foss'altro per lo spirito sincero da cui è animato, per l'autenticità dei personaggi e l'argomento coraggioso: gli esordi della situation comedy britannica. La narrativa racconta la televisione, all'epoca in cui esistevano due soli canali e l'intrattenimento leggero cominciava a coinvolgere un numero impressionante di spettatori, un periodo che sembra contemporaneamente vicino e lontanissimo.
Funny girl
Nell'Inghilterra degli anni Sessanta spopola l'attrice televisiva Sophie Straw, ex reginetta di bellezza di un paesino del Nord, che ha cambiato nome e tagliato i ponti con la famiglia per trasferirsi nella Swinging London, inseguendo il sogno di far ridere la gente come la sua eroina, la star americana Lucilie Ball. Insieme a lei, l'affiatatissima squadra che lavora alla serie della BBC Barbara (e Jim), di cui Sophie è l'indiscussa protagonista: un cast di personaggi straordinari che stanno vivendo, forse senza esserne consapevoli, la grande avventura della loro vita. Gli sceneggiatori, Tony e Bill, nascondono un segreto difficile da confessare. Dennis, il produttore colto e sensibile, ama il suo lavoro ma odia il suo matrimonio - forse perché è sposato con la donna che detiene il record mondiale di snobismo. Il protagonista maschile, Clive, più bello di Simon Templar e molto vanesio, sente di essere destinato a una carriera di più alto profilo. E Sophie, che si è giocata il tutto per tutto pur di sfuggire alla monotonia della provincia e alla minaccia di un matrimonio senza amore, si troverà a recitare un copione di scena troppo simile a quello della sua vita, e dovrà decidere che tipo di donna essere, e che tipo di uomo scegliere, in un mondo in cui anche le donne sperimentano nuovi ruoli e una nuova libertà. Una ragazza che vuole puntare sull'ironia, non sulla bellezza, che vuole fare l'attrice, non la soubrette, che vuole essere amata, ma davvero.
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Edizione:3
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Sinceramente, dal titolo e dall'incipit, mi aspettavo qualcosa di diverso. Quando la protagonista asserisce di voler andare in televisione e far ridere la gente, mi aspettavo volesse fare Stand-up comedy o qualcosa del genere, non certo partecipare ad una sit-com sui rapporti di coppia. Ciò in realtà non sarebbe nemmeno stato male, se il romanzo si fosse concentrato di più sulla sit-com in sè, dato che al suo interno la protagonista è davvero tale. Il problema è che invece nel romanzo lei si perde, offuscata da una gran quantità di comprimari che pian piano acquistano più carattere di lei e risultano decisamente più simpatici (come il produttore e uno dei registi). Gran parte del romanzo suona più come un'infinita introduzione, ma alla fine non si capisce bene dove si voglia andare a finire, e il romanzo più o meno finisce con la fine della sit-com. Tuttavia ciò non vuol dire che il libro non sia godibile, anzi. Lo stile di lettura è leggero e divertito, non si prende troppo sul serio e riesce comunque a tratteggiare benissimo il periodo storico e l'ambiente di quegli anni. E solo questo può valere la lettura!
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ERIKA FINALE 28 novembre 2016
Sophie e la sua inesauribile voglia di vivere, o forse, più semplicemente, la sua frenetica ricerca dell'amore in tutte le sue espressioni. L'amore di chi la circonda, del suo pubblico, della sua stessa madre, e - perché no? - anche di un uomo. La voglia mai sopita di emanciparsi dall'immagine che gli altri percepivano di lei. Nick Hornby - mai banale - racconta una storia in apparenza lieve e scazonata, ma pervasa da una costante malinconia di fondo: non giudica mai i suoi personaggi, ma sembra quasi accarezzarli con sguardo indulgente, invitandoli a guardare al loro vissuto senza rabbia. Intrigante poi la scelta dell'autore che, nell'affrontare tematiche delicate, sceglie di lasciare in sospeso la narrazione, assecondando così i codici di comportamento dell'epoca stessa in cui è ambientata la vicenda.
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