Ho odiato questo libro che ho finito sforzandomi perché, per principio, non interrompo mai la lettura di nessun libro e, altrimenti, non avrei potuto recensire. Al netto degli importanti fatti storici descritti (sull’accesso delle donne in magistratura e i processi per stupro di Latina del 1978 e 2008, anche ricordando l’immensa Tina Lagostena Bassi) e dell’incredibile vicenda personale, questo libro è risultato lungo, pesante, ridondante ed esageratamente femminista. “Il troppo stroppia” si dice. Più di una volta mi sono trovata a chiedermi (e rispondermi) il perché un uomo non possa semplicemente essere migliore di una donna. Tutto questo fino all’ultima pagina. Ho letto queste 8 righe: “Quando ritiro il timbro controllo per prima cosa l’articolo. È corretto. È sbagliato. Chiunque lo leggerà penserà l’una e l’altra cosa. È solo un inizio. È solo un articolo, sono due lettere che comunque fanno pensare e forse un giorno, senza pretesa per nessuno, cambieranno il mondo… “ Ho realizzato che l’autrice ha condotto il lettore alla riflessione che voleva fargli fare. Una riflessione necessaria. Potente. Come le donne e come gli uomini che non creano differenze di genere.
La giudice. Una donna in magistratura
Un potentissimo strumento di lotta, una testimonianza della esperienza quotidiana di una donna coraggiosa e forte: un racconto di passione, ostinazione e successo.
Avvocato, giudice, magistrato. Tre mestieri nobili, ambiti. Tre parole di uso comune. Tre sostantivi maschili per cui il corrispettivo femminile non è nemmeno contemplato dalla maggioranza delle persone, come se non fossero professioni cui una donna può dedicarsi, posizioni che una donna può sperare di occupare. Paola Di Nicola Travaglini, giudice di grande esperienza, ha subito per una vita intera i pregiudizi di un sistema intrinsecamente maschilista. Gli sguardi di disprezzo, sufficienza o diffidenza dell’intero contesto giudiziario, i pregiudizi insiti nel linguaggio e nella mentalità comune, la difficile combinazione di vita professionale e personale quando si diventa madri: essere giudice, una giudice, è stata una vera sfida. Questo libro racconta la progressiva, sofferta presa di coscienza di una donna che è nata e cresciuta in un sistema patriarcale. La sua esperienza personale si unisce a documenti e statistiche che testimoniano come la donna fosse, fino a pochi anni fa, ritenuta inadatta perché troppo, e questa è solo una selezione degli aggettivi usati di volta in volta, “fatua, leggera, superficiale, impulsiva”. E questi luoghi comuni mantengono delle radici che, pur meno salde, devono ancora essere pienamente estirpate. Perché ciò accada è necessario esporsi, affrontare quelle che sono, ancora oggi, delle ingiuste discriminazioni. La giudice, in questo senso, è un potentissimo strumento di lotta, una testimonianza della esperienza quotidiana di una donna coraggiosa e forte: un racconto di passione, ostinazione e successo.
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Anno edizione:2023
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In commercio dal:31 marzo 2023
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iose8 21 ottobre 2023riflessione necessaria
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