Ancora non l'ho finito di leggere. Di solito aspetto di arrivare alla fine per poter scrivere le mie impressioni sui libri che leggo, ma in questo caso farò un'eccezione. Questo libro mi è stato suggerito da un amico. Prima di tutto, inizio con l'elogiare le raccolte di racconti. Sono l'ideale da leggere nei momenti più impegnativi; quelli in cui si può dedicare poco tempo alla lettura. Questo è davvero un ottimo libro. Il primo di Benni che leggo, a dire la verità. Le storie- almeno fino a questo momento- le ho trovate davvero originali. Con quel pizzico di suspence, e finale imprevedibile che non guasta mai. Son storie che in alcuni casi ti strappano un sorriso amaro, come Lo scienziato, in altre ti lasciano un po' sconvolta, è il caso de L'orco. Sono stata traumatizzata da quel racconto. Ma anche Boomerang non scherza! Altre hanno una vena poetica come Sospiro, Solitudine e rivoluzione del terzino Poldo. Altre ancora sono terrificantemente veritiere nel loro essere catastrofiche e mi riferisco a Mai più solo e Un volo tranquillo. Non si tratta di storie esclusivamente allegre e rilassanti, eppure rimane questa voglia di fondo di continuare nella lettura, di ritrovarsi immersi in altri mondi, altri casi,altri personaggi. Di scoprire, passo dopo passo, ciò che Benni è arrivato a concepire nel breve spazio di 3 pagine.
La grammatica di Dio. Storie di solitudine e allegria
Un cane troppo fedele che torna sempre come un boomerang dal padrone che lo vuole abbandonare; un potentissimo manager pronto a tutto pur di riunire i Beatles per un concerto; un terzino fantasioso e romantico su uno spelacchiato campo di periferia; un arrogante e irredimibile uomo d'affari; un frate che sceglie il silenzio per sentirsi più vicino a Dio ma viene vinto dalla bellezza di una muta; una perfida vecchietta divorata dall'invidia e dal livore sono solo alcuni dei protagonisti di questa raccolta di racconti, nella quale Benni mostra il lato più curioso, imprevedibile e misterioso della vita.
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Anno edizione:2007
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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VALERIA POMPA 17 gennaio 2011
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Anna Borriello 13 settembre 2010
Una raccolta di racconti che trattano i temi più disparati, dal grottesco al sublime. Nonostante alcuni siano un po' prevedibili, si respira quell'atmosfera magica e fiabesca che Benni sa sempre regalare. Una lettura veloce e spensierata, ma in alcuni casi anche profonda, perché alcune morali non sono retoriche. Lo stile è quello inconfondibile di Benni ma senza sorrisi. Consigliato un po' a tutti.
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SILVIA MONTERISI 09 febbraio 2010
Un uomo in impermeabile, straordinariamente somigliante allo scrittore, ammira una grande nube bianca e grigia e un cielo stellato tra cui spiccano le lettere “a”, “b”, “c”. Alcune stelle sono luminose, altre più nitide, alcune sono cadenti. Quando sfioriamo per la prima volta La grammatica di Dio non possiamo non soffermarci un minuto sulla copertina. Benni dipinge un cielo di storie che hanno un unico filo conduttore: l’amarezza della solitudine. Accompagna la tristezza, si mescola con la comicità, ride con lo stupore, gioca con il senso del macabro, si sposa alla perfezione con il pragmatismo, danza con la crudeltà, va a braccetto con la solitudine, si risolleva con l’ironia, collega la morte al senso dell’esistenza. “Tra gli dèi che gli uomini inventarono, il più generoso è quello che unendo molte solitudini ne fa un giorno di allegria.” Questa frase di Callistrato ci introduce nei mondi de La grammatica di Dio. Conosceremo personaggi di tutte le estrazioni sociali, di tutti i tempi, di tutte le età, li incontreremo in situazioni ai limiti dell’assurdo e del verosimile. Se all’inizio della storia saranno dipinti come potenti, alla fine saranno annientati dalla situazione. Al contrario, quelli che vivranno ai margini troveranno quasi sempre un riscatto nel corso degli eventi. Da Boomerang a I due pescatori, Benni si arma della sua “ironia” e svela senza moralismi la disumanità cui gli uomini si stanno abbandonando. Emerge un mondo in cui ci si sfiora ma non ci si tocca, si parla ma non si comunica, si brama tutto e non si gode di niente, ci si sente abbandonati e si mette alla gogna l’amore. Gli uomini diventano puntini su un grande schermo, eternamente insoddisfatti, vittime delle proprie ossessioni e carnefici con i più deboli. Frate Zitto, riferito ai volti umani, dice: “Erano il libro del mondo, ma non potevano raccontarlo. Nessuno di loro poteva spiegarmi la grammatica di Dio”. Il protagonista dell’omonima storia si rifugia nell’assoluto silenzio perché è convinto che solo nell’assenza della parola possa rivelarsi la divinità. Nell’epoca della comunicazione globale, Benni ci dimostra che la solitudine sta aumentando e che la parola, portata all’eccesso, sta diventando asfissiante. In questo quadro desolato, spiccano momenti straordinariamente comici e allegri. Benni ci saluta con l’ultima storia, una delle più belle, e ci indica la speranza come unica soluzione possibile in grado di annientare persino la Morte. Attraverso la sua scrittura schietta e incalzante, il genio dello scrittore bolognese ci regala scorci agrodolci di vita, di Storia e di noi.
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