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Anno edizione: 2024
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Libro presentato da Enrico Deaglio nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2025.
In questo romanzo veloce e limpido, doloroso e spavaldo, Grazia Verasani racconta che cosa succede in una comunità che è stata abituata a pensare ma che, per paura, si è disabituata a farlo: quando tutto è disperazione e l'unica cosa possibile sembra essere ammazzarsi per tentare di risvegliare le coscienze – e soprattutto per sottrarre carne al regime –, ci sono ancora parole che possono essere dette.
Hotel Madridda racconta perché per interpretare il futuro ci vuole il presente e il presente bisogna prenderselo.
Il caseggiato a Balanskaja-Madridda è grigio, e grigia è la vita che si conduce al suo interno. Ci vivono persone che sono state giornalisti, professori, studiosi, irregolari, artisti. Hanno parlato tanto, ormai parlano poco. Davanti alle finestre del caseggiato c'è un albergo, che ha dieci piani e un tempo è stato bello: l'Hotel Madridda. Adesso è chiuso. Nessuno va più in albergo, e quasi più nessuno parla. Nemmeno Selma, la protagonista di questo romanzo, che passa il tempo a scrivere alla sorella Ida e a nutrire un gatto. Parlare non si può. E non si deve. Le parole sono vietate quasi tutte e non si capisce cosa sia un irregolare finché non ti hanno arrestato. L'hotel è transennato perché l'ultima forma di protesta dei ragazzi e delle ragazze che hanno più rabbia che paura consiste nel salire sul tetto dell'albergo e buttarsi di sotto. Così, quando Selma sente un trambusto nelle scale del caseggiato, apre la porta, osserva e torna a chiudersi dentro, senza stupirsi troppo del fatto che in casa sua, dietro la tenda, non ci sia più il gatto, ma un ragazzo: uno di quelli che voleva buttarsi per protesta è sfuggito alla polizia che lo inseguiva e si è nascosto lì.
Proposto da Enrico Deaglio al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:
«Sotto un cielo giallo e spesso, dissenzienti di antica data, ormai innocui, sono confinati a vegetare in un universo post trumpiano e post putiniano. Solo i più giovani hanno ancora la forza di praticare l’ultima ribellione, con il suicidio per precipitazione, dall’ultimo piano di un hotel in disarmo. Uno dei ragazzi, scappando dalle forze dell’ordine che non vogliono che nulla turbi lo status quo, si nasconde nell’appartamento di una donna che è stata una intellettuale e ancora non ha perso il gusto di osservare e dissentire. Per dissentire ci vogliono poche parole nitide, esatte, coraggiose, ironiche che sono quelle in cui questo romanzo è scritto. In tempi di volgare realtà che ha ridotto Orwell a una fiaba a lieto fine, cercare un edificio alto sulla cui terrazza lasciare il proprio senso dell’umorismo, è la bella trovata del romanzo di Grazia Verasani. E per questo lo candido al Premio Strega.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
mi è piaciuto, l’ho trovato molto dolce e malinconico. Il rapporto tra Selma e Tino è fatto più di silenzi che di parole ma nonostante ciò si capisce perfettamente la codipendenza. La vecchiaia, rassegnata e svuotata, convinta di aver già visto tutto abbraccia con riluttanza la giovinezza (Tino) e riscopre la voglia di vivere. Non c’è vera comprensione tra i due personaggi e penso che sia questo che porti entrambi al cambiamento delle proprie idee/intenzioni. Penna interessante e scorrevole, unica pecca: avrei preferito una maggiore lunghezza
Recensioni
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