Devo essere sincera; prima di leggere "L'incantatrice dei numeri" non ero a conoscenza dell'esistenza di Ada Byron King. Essendo una giovane donna che ha appena intrapreso il percorso di ingegneria, un po' me ne vergogno. Nonostante ciò, sono contenta di aver conosciuto, almeno figurativamente tra una pagina e l'altra di questo magnifico romanzo, una donna straordinaria e pioniera in una società che - decisamente - non era ancora pronta ad accogliere il suo genio. Per questi motivi e tanti altri che non intendo svelare per evitare di togliere sorpresa alla trama, custodirò per sempre un ricordo speciale di Ada nella mia mente.
L' incantatrice dei numeri
Londra, 1815. È una fredda alba invernale, quando Lady Annabella Noel Milbanke, moglie di George Gordon, sesto barone di Byron, il poeta idolatrato da molti e detestato da altri quale «sinistro rappresentante della corrotta società londinese», scappa di casa con la figlia neonata, Ada. Determinata a tenere lontana dalla figura e dal mondo del padre la piccola Ada, Annabella bandisce fiabe e fantasia dall'infanzia della figlia, e le offre un'educazione rigorosa fondata sulla matematica e la scienza. Ada cresce, perciò, mostrando una sorprendente attitudine per la matematica e lo studio di tutto ciò che è meccanico. Un talento che, nel 1833, durante un ricevimento a casa di Richard Copley, la porta a fare la conoscenza di Charles Babbage, inventore della macchina differenziale. Con una prosa fluida ed elegante, Jennifer Chiaverini rende un sentito omaggio a una delle pioniere dell'informatica, una donna visionaria che ha lottato per la propria indipendenza e il riconoscimento delle proprie idee.
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Autore:
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Anno edizione:2021
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Cristina 18 febbraio 2022Un genio incompreso
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lr_leftright 04 gennaio 2022
Bellissimo! La storia è coinvolgente e interessante, ricco di aneddoti e curiosità e comunque scorrevole. Lo consiglio!
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GIULIO VOLPI 27 ottobre 2019
La storia di Ada Lovelace, figlia di Lord Byron, che non ha mai conosciuto, e considerata la prima ideatrice di un programma per una macchina da calcolo (oggi lo chiameremmo 'software'). Scopriamo una personalità indomita che cerca di imporsi nella società inglese pre-vittoriana, ancora molto lontana dall'accettare la parità di genere. E proprio la descrizione accurata delle dinamiche che contraddistinguono quel mondo costituisce, secondo me, un pregio notevole di questo romanzo biografico che lo colloca a pieno titolo anche nel filone dei romanzi storici. La lunga lista di testi consultati dall'autrice, puntualmente riportata in fondo al volume, testimonia la qualità del lavoro svolto. Buona anche la traduzione. <Una mania, ancora. Sempre la stessa parola che veniva sbandierata quando mi dedicavo alle mie passioni. Quello che mia madre e la sua banda di consiglieri non capivano o non approvavano veniva etichettato come una malattia. Desideravo tornare a Londra (...) dove il genio era celebrato e l'immaginazione incoraggiata, non guardata con paura come un incendio da spegnere prima che distruggesse l'intero villaggio>.
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