Romanzo postumo in esso il vecchio quartiere ritorna a vivere pieno di colori e odori. Vediamo una piccola Iuzza andare in giro per il quartiere malfamato dove è nata, parlare con prostitute e travestiti, litigare, cercare un modo per guadagnare qualche soldo. Sempre accanto a Jean Gabin. Jean Gabin era un attore del realismo francese. La piccola Goliarda ne era affascinata, affascinata dalle sue storie, dalle sue avventure, dal suo mondo. E il quartiere dove viveva sembrava assomigliare tanto alla casba in cui Gabin viveva le sue avventure. L'opera dei Pupi, il teatro, il cinema, la famiglia allargata, le vie da percorrere, il grande amore per la madre. Io, Jean Gabin, in poche pagine ci prende per mano e ci conduce nell'infanzia di una bambina degli anni del fascismo, in una Catania piena di contraddizioni, bellezze e povertà. Dice del Vaccarini (l'architetto simbolo della ricostruzione la città dopo il terremoto del 1693) 《...aveva fatto sputare in una notte sola tutto quel guazzabuglio di stradine, piazzette, vicoli e angiporti, una vera selva di costruzioni bizzarre e piene di nascondigli...》 Vaccarini, nella sua fantasia, diventa quell'essere che la notte va in giro e riesce a tramutare gli uomini in donna, facendo crescere in loro seni bellissimi. Jean Gabin invece diventa l'amico di scorribande e lei stessa diventa Gabin pronta a salvare la donna amata, la madre. Vuole salvare la madre (Maria Giudice) che non si è mai sposata per essere libera, la libertà negata dal fascismo che la costringe in esilio proprio a Catania. Ho letto una dolcezza e una nostalgia immensa tra queste pagine. Una scrittrice da leggere e rileggere. Goliarda Sapienza non mi delude mai. N:B.: nei romanzi autobiografici Sapienza parla di Civita ma, in realtà, il quartiere in cui è nata e cresciuta è San Berillo, sventrato a partire degli anni 50 per speculazione edilizia.
Io, Jean Gabin
Il piglio, lo slancio, la spavalderia di Goliarda bambina: la «carusa tosta» che è diventata un personaggio indimenticabile della letteratura del Novecento
Può una bambina - lasciata interi pomeriggi nel ventre sicuro di un cinematografo - arrivare a identificarsi totalmente con Jean Gabin? Sì, se quella bambina è Goliarda Sapienza. L'attore simbolo di un certo modo di stare al mondo, l'icona anarchica del cinema francese, le calza a pennello. Goliarda bambina, non appena esce dal Cinema Mirone, è Jean Gabin, e scorrazza per i vicoli di Catania traboccanti di vita e di malaffare come Jean per quelli di Algeri. Incontra prostitute filosofe, pupari, la vita pullulante della Civita in tutte le sue forme, comprese quelle magmatiche dei "corpi lunghi di draghi neri scolpiti nella lava sotto i balconi". E quando rientra a casa, trova un'altra forma di vita altrettanto disordinata e imprendibile: quella della sua famiglia senza fine. Un padre avvocato "amato dai poveri e odiato dai fascisti, ma da tutti rispettato e temuto"; una madre socialista impegnata durante il Ventennio a trasformare il suo appartamento catanese in un focolaio di resistenza e di controcultura; una tribù di fratelli acquisiti, ognuno intento a seguire i suoi sogni, contagiosamente. "Io, Jean Gabin" racconta tutto questo raccontando un pugno di giorni. Un tassello della "autobiografia della contraddizioni" dell'autrice. Un romanzo postumo e assolutamente inedito in cui c'è la stessa energia stilistica dell'"Arte della gioia".
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Autore:
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Anno edizione:2018
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SoloStorieBelle 12 gennaio 2025La casba di Iuzza e un mondo che non c'è più
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