(Savignano sul Rubicone, Forlì, 1779 - San Costanzo, Pesaro, 1822) letterato italiano. Genero di V. Monti, si schierò al suo fianco nelle polemiche linguistiche contro A. Cesari: nei suoi due saggi Degli scrittori del Trecento e de’ loro imitatori (1818) e Dell’amor patrio di Dante e del suo libro intorno al volgare eloquio (1820) sostenne che anche gli scrittori del Trecento avevano usato una lingua contaminata da diversi volgari, cercando conferma alle sue asserzioni in una arbitraria interpretazione delle teorie dantesche. Autore di mediocri versi e fondatore, assieme ad altri, dell’antiromantico «Giornale arcadico» (1818), tentò di impostare un classicismo moderno, affine a quello di P. Giordani, con cui aveva in comune le idee progressiste e l’amor di patria.