Anna Valentinetti si è addottorata in “Studi umanistici” presso l’Università di Chieti con una tesi sull’insegnamento della religione nei licei. Laureata in filosofia e in scienze religiose, ha pubblicato il volume Figure e problemi della filosofia contemporanea (Roma 2010), nonché i saggi I due volti della filosofia di Schopenhauer: dalla metafisica tragica alla saggezza eudemonica (Roma 2010) e Vita impendere vero. Kierkegaard a confronto con Schopenhauer (Napoli 2011). Attualmente è docente incaricata di religione cattolica nel Liceo Scientifico “G. Galilei” di Pescara. L'IRC nel mondo d'oggi: fattori di criticità Quella di scegliere di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica (= IRC) non è più per gli adolescenti di oggi una scelta ovvia e scontata, in quanto le giovani generazioni non accettano più i contenuti della fede cattolica a scatola chiusa. Inoltre oggigiorno non è per niente facile presentare e declinare un messaggio religioso (di stampo cristiano-cattolico) in un ambiente scolastico laico e pluralista, dove a dominare è spesso una sostanziale indifferenza, se non una profonda diffidenza o addirittura una esplicita ostilità nei confronti non tanto (si badi bene) della religione in generale, quanto della religione cattolica in particolare, il cui insegnamento a scuola è inteso da molti come una forma d’ingerenza confessionale del Vaticano nel mondo dell’istruzione pubblica italiana, al fine di condizionare ideologicamente le nuove generazioni («indottrinamento»). Non è un caso, infatti, che la presenza dell’IRC nelle scuole continui a essere oggetto di accessi dibattiti che coinvolgono non solo coloro che la gestiscono e la ricevono quotidianamente (docenti di religione e studenti «avvalentesi»), ma anche coloro che vorrebbero ripensarla in termini più attuali o sostituirla con «attività didattiche alternative» («storia delle religioni» o «etica»). In fondo noi viviamo in una società (quella occidentale capitalistico-liberale) caratterizzata da profondi fenomeni di secolarizzazione (nonostante tutti i discorsi circa un ritorno del sacro sulla scena pubblica e circa una rivincita degli déi sul piano valoriale), in cui le chiese hanno perso la loro capacità di orientare le scelte dei singoli e di influire sull’organizzazione della vita sociale. La profonda e grave crisi in cui versa attualmente l’IRC, con il conseguente svilimento della figura e del ruolo dell’insegnante di religione cattolica (= Idr), è tuttavia soprattutto il riflesso di una crisi antropologica, culturale e valoriale profonda, che sta scuotendo la nostra civiltà nei suoi stessi fondamenti, tanto che oggigiorno «la crisi non è più l’eccezione alla regola, ma è essa stessa la regola nella nostra società». All’inizio del XXI secolo la nostra epoca si rivela sempre di più come l’epoca delle «passioni tristi» o, meglio ancora, del «rinuncianesimo». Se però questo è vero, è più che mai urgente ripensare il ruolo e la funzione dell’IRC. Esso non dovrebbe più essere lo strumento per una mera trasmissione di verità dogmatiche o conoscenze storiche (come prevedono per lo più programmi didattici che sembrano non tenere in minima considerazione i bisogni reali dei loro destinatari), ma dovrebbe cercare di contribuire alla «ri-umanizzazione» della società, prendendo spunto delle esperienze vissute degli adolescenti, cercare di mettersi in ascolto dei loro problemi e delle loro angosce, per tentare di dare loro una risposta e di indicare «orizzonti di senso» alternativi a quelli dominanti nel nostro contesto sociale.