Fernando Vincenzi insegna musica da molti anni nella scuola media. Ha tenuto numerosissime conferenze su aspetti della storia della musica occidentale e ha organizzato concerti di musica contemporanea, soprattutto americana, prendendovi parte sia come esecutore che come direttore. È autore della sezione musicale del metodo Giorno dopo giorno: materiali per l’insegnamento primario (Laterza, Bari 1985). Per Orthotes ha curato Parole vuote di John Cage. Quando Schönberg componeva un Lied cercava di distanziarsi il più possibile dalla poesia scelta, imponendosi di non approfondirne il testo e, se fosse stato possibile, neppure di leggerlo. Solo in questo modo lo spirito creativo avrebbe potuto cogliere la “verità” contenuta dalle parole, privandole della funzione utilitaristica con cui vengono usate solitamente. L’affermazione è in effetti un po’ curiosa: sarebbe invece perfettamente comprensibile se il compositore austriaco avesse musicato testi scritti in lingue che non conosceva. Šostakovic compositore d’avanguardia Ho iniziato con questo aneddoto perché esiste una particolare specie di fruitori di musica che hanno ascoltato moltissime volte opere o altri brani cantati, conoscendone la musica alla perfezione ma ignorando del tutto – per quanto possibile – non solo il testo ma anche la vicenda nella sua generalità. È la situazione in cui è facile trovarsi, essendo cantata in russo, ascoltando Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Šostakovic, un’opera in cui l’autore modifica radicalmente il proprio linguaggio musicale modellandolo coll’ispirarsi alla più alta tradizione otto-novecentesca – Musorgskij, Verdi, Berg ad esempio – e creando uno dei capolavori del secolo appena trascorso. Ascoltando, magari seguendo la musica sulla partitura, cresce però nel tempo il desiderio di venire a conoscenza di cosa dicano i cantanti, una volta tanto dedicandosi esclusivamente al testo tradotto in italiano. Ed è a questo punto che l’appassionato accede alla potenza espressiva della musica in particolare e dell’arte in generale, còlto dall’agnizione interminata di una verità altrimenti inattingibile, una dimostrazione di arricchimento esorbitante della realtà comunemente esperita.