Francesco Saccardi è dottore di ricerca in filosofia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e ha conseguito nel 2018 l’Abilitazione scientifica nazionale a professore associato di Filosofia Teoretica. Si occupa prevalentemente di ontologia e metafisica, e su questi temi suoi contributi sono apparsi in importanti riviste e in volumi collettanei. Sull’origine della complessità dei princìpi Alla fine degli Analitici secondi, Aristotele si domanda in che modo siano conosciuti i princìpi delle scienze e a quale tipo di conoscenza corrisponda la conoscenza dei principi. Dal punto di vista aristotelico, nella dimostrazione si procede da premesse prime immediate, ossia indimostrabili: la conoscenza scientifica, infatti, presuppone una conoscenza dei princìpi delle dimostrazioni e tale conoscenza non può essere a sua volta ottenuta per dimostrazione, ma deve essere, appunto, immediata. Si tratta a questo punto di stabilire come si possa giungere in possesso di tali princìpi. Aristotele respinge una prima ipotesi che consiste nel considerarli come innati, perché sarebbe assurdo esserne in possesso e non accorgersene; infatti, in questa ipotesi non avremmo contezza di conoscenze che pure devono essere assunte come superiori alla dimostrazione. D’altro canto, se esse venissero acquisite senza essere possedute in precedenza, non sarebbe possibile acquisire una qualsiasi conoscenza, in quanto ogni apprensione intellettuale deriva da una conoscenza preesistente.