Guido Boffi svolge attività didattica e di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università Cattolica di Milano. Ha scritto prevalentemente in merito a problematiche di estetica e ad autori tedeschi dell’Otto-Novecento (J.G. Fichte, F.W.J. Schelling, A. Warburg, F. Nietzsche, W. Benjamin). Assieme a R. Diodato ed E. De Caro è coautore del manuale: Percorsi di estetica. Arte, Bellezza, Immaginazione (Brescia 2012, II ed.). Migrazioni Scorrere su una superficie o attraverso determinati condotti e passaggi; muoversi, attraversare, transitare con continuità durante un preciso periodo di tempo; ma anche essere espulso, fuoriuscire, effluire: tutte accezioni per esprimere il comporre, intenzionalmente o meno, un “flusso”. Flow, flux, Fluß, fluxus. Volumi di fluidi, masse di liquidi, energie associate a fasci di radiazioni, insiemi di particelle come pure di numeri, o di beni che si formano e si trasformano, correnti commerciali di merci – comunque “flussi”, in modi propri e figurati. Flussi che costituiscono o contraddicono il “dato”, le cioè le cose stesse in quanto immediatamente presenti nella loro concreta stoffa e rugosità. All’interno delle retoriche mediatiche che avvolgono e traversano il mondo come trama spaziale di cose e di forme di socialità, oggi, nel presente globale, emerge principalmente una “classe” determinata di flussi, quella degli individui in movimento. L’Europa vi presta una cassa di risonanza ottimamente amplificata. Forse perché i soggetti in movimento costituiscono i flussi più preoccupanti per la macchina di produzione normativa della governance europea degli spazi di mobilità, di confinamento, di identitarizzazione ma anche di divisione internazionale del lavoro e di lotte che ormai si svolgono globalmente. Uomini e donne, singoli e gruppi che vanno e vengono dalla “fortezza Europa”. È ben evidente, v’è flusso e flusso anche di soggetti. I movimenti turistici, per esempio, possono soltanto indurre profitti al “giro” dell’economia. Ovvero immettersi nel flusso globalizzato di capitale, nell’egemonia neoliberalistica, sotto il dominio dei mercati globali. Quando si tratta di gruppi di individui, la preoccupazione cresce in relazione ai paesi di uscita prima ancora che a quelli in entrata. Come v’è flusso e flusso di soggetti, così v’è paese e paese di provenienza e di destinazione. Un movimento che va articolato, canalizzato, “formattato”. Pensare descrivere disegnare narrare flussi. Quali, dunque? Il che interroga pure: quali superfici di attraversamento? Quali dispositivi, condotti, passaggi, canali per farli scorrere in un modo particolare e non in un altro? Quali corpi o luoghi di uscita e di transito? Per quali spazi, verso dove? E come?