L'isola di Arturo

"L'isola di Arturo" è stato per me un libro molto particolare. Ho fatto spesso fatica a leggerlo, specialmente la prima parte, perché le parole di Arturo e del padre, nei confronti delle donne mi hanno colpita tanto. Il libro è definito un romanzo di formazione e per questo volevo arrivare alla fine per capire se questa visione del ragazzo delle donne cambiasse, perché ci sono momenti in cui veramente avrei voluto sbattergli qualcosa in testa. Mi sarebbe piaciuto vedere Arturo innamorato, alla scoperta dell'amore vero e sincero, invece ho solo visto un ragazzo egoista, circondato da persone indifferenti rispetto a tutto quello che succedeva nel loro mondo. Sicuramente lo scopo del libro non era quello che speravo, tutto gira intorno alla volontà di Arturo di lasciare l'isola e di seguire le orme del padre (altro uomo da buttare via) senza veramente soffermarsi sull'onestà dei sentimenti e degli affetti, cosa che ci può stare. Il libro è infatti pieno di riflessioni sul viaggio, sulla libertà (possibile solo agli uomini) e su cosa ci riserva il futuro, è un libro con una scrittura bellissima e poetica che ti trasporta in uno spazio e in un tempo totalmente diverso dal nostro. Posso consigliare di leggerlo in un momento di indecisione, in uno di quei momenti in cui aspettiamo che un particolare avvenimento ci porti improvvisamente a sapere cosa fare. Così è stato per Arturo, tutti gli eventi del romanzo lo hanno portato ad un momento di svolta in cui finalmente decide di lasciare l'isola e di trovare la sua strada. Qualche giorno dopo la fine della lettura del romanzo mi sento quindi di dire che sì, forse avrei preferito un focus diverso sulla crescita di Arturo, ma Elsa Morante è stata comunque in grado di scrivere un romanzo affascinante e per certi aspetti ancora molto attuale (lasciatemi credere che non ci sia nessuno capace di dire certe cose sulle donne ancora oggi🤡).

Non vorrei fare troppo spoiler, tuttavia il finale non mi ha dato la sensazione di essere ricercato come lo è invece tutto il resto della narrazione. La Morante accompagna divinamente la crescita di Arturo, mostrandone ogni particolare fisico e sentimentale, trasportando il lettore ad una empatia tangibile nel corso del libro. Tuttavia col finale l’autrice sembra voler liquidare la sua creazione in una maniera che mi è parsa troppo drastica

Narrazione un po’ lenta per i miei gusti. Ciò nonostante la Morante riesce a ingaggiare il lettore che finisce per concludere il libro mosso dalla curiosità per il destino del protagonista