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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2024
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Per la recensione di questo libro ho avuto bisogno di un attimo più del solito. Recensire un classico è sempre ostico, perché inevitabilmente la mia soggettività è differente da altre e si discosta ancor di più da chi ha le competenze per una critica letteraria ben strutturata. Ho deciso quindi di scindere questa recensione in un parere oggettivo e poi nella soggettiva espressione di un particolare che però mi ha invastidita per almeno metà se non di più del libro. Fatte le dovute premesse, partiamo. L'autore dell'opera ha una magnifica penna: riesce ad essere concitato e lento nei momenti più opportuni, pone i momenti di alta tensione nelle giuste porzioni del singolo capitolo; ciò esita in una lettura che trascina, che invoglia a leggere una pagina dopo l'altra, per sapere cosa accadrà. I personaggi sono ben caratterizzati e distinguibili, inoltre seguirli in momenti diversi, la narrazione che talvolta segue i loro resoconti, permette di vedere come variamente sia vissuta e percepita la presenza del fantasma dell'opera all'interno del teatro. Il teatro stesso diventa un mondo e seppur vi siano scene esterne, questo edificio dedicato all'Opera è bastevole a costituire un cosmo, nelle sue zone e nei suoi abitanti. Parliamo di Erik, alias il Fantasma dell'opera o l'angelo della musica. Ho amato il tema della sua deformità, in pieno contrasto con il suo talento: l'alto che si scontra col basso nella stessa persona, come il suo desiderio d'amore, si scontra con la violenza con cui egli si sente costretto e legittimato ad appropiarsene. Amo come abbia sfruttato quel poco che la vita gli ha dato e amo il regno sotterraneo che egli si è costruito. In sintesi, la lotta che egli vive all'interno e all'esterno di sè tra il paradisiaco e l'infernale, mi ha conquistata. Il suo fascino sta proprio nel suo contrasto. Non voglio parlare del finale, perchè ritengo il libro ben degno d'esser gustato, così come il finale di questa storia, che non lascia a bocca asciutta. Parliamo ora del tasto per me dolente Christine Daè, per quanto io possa dare mille e più spiegazioni al suo comportamento, mi ha infastidita non poco come lei paia un personaggio nato con un solo neurone e che adoperi pure malamente e non sempre. Letteralmente ogni personaggio che la circonda, comprende che qualcosa non va e le suggerisce un cambio di prospettiva, una riflessione ponderata, che però lei esclude a priori. Per tutto il tempo, se non negli ultimi capitoli, ogni atteggiamento di Christine mi è parso privo della minima assennatezza. Raul il cui fuoco d'amore ha evidentemente eliminato la possibilità di lasciar Christine alla sua ingenuità (termine a mio parere eufemistico), con la sua assennatezza esalta ancor di più la cieca credulità dell'amata e l'insensatezza dei suoi atti. Anche molte sue azioni sono per me al limite, ma confesso di riuscire a comprenderle maggiormente. Tiro le somme e finisco il mio papiro. Il Fantasma dell'opera è sicuramente una lettura affascinante e degna della fama che ha. Essa offre molti punti di riflessione interessanti e consiglio sicuramente la lettura. Ovviamente la rappresentazione cinematografica e teatrale a cui siamo abituati al tempo presente e in molti passi e ovviamente distante dallo scritto originale, ma ritengo che avere in mente l'opera originale e le due rappresentazioni più celebri permetta di assorbirne più visioni e spunti di riflessione e trarne un godimento maggiore.
un classico da leggere
Una lettura affrontata senza particolari aspettative, conoscendo soltanto a grandi linee la trama (non ho mai visto nemmeno una delle numerose trasposizioni cinematografiche) e che si è rivelata invece una piacevole sorpresa. G.Leroux scrisse il Fantasma dell'Opera nel 1910, un giallo venato di horror e condito con una punta di piacevolissimo umorismo, dove il protagonista è, ad un primo sguardo, il fantasma ( o presunto tale!) che abita l'Opera di Parigi e a ben guardare il Teatro stesso (dal tetto fino ai sotterranei, popolato da tutti i personaggi che lo animano a partire dalle cantanti sulla scena, alla ballerine, fino ai macchinisti e ai 'chiudi porta'). Una libro estremamente godibile senza essere banale e che, secondo me, non porta affatto male i suoi oltre 100 anni.
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