Per scrivere questo libro la scrittrice ha raccolto testimonianze delle minoranze tedeschi rumeni, delle persona che sono sopravvissuti in campi sovietici dei lavori forzati. Non si tratta dei prigionieri di guerra ma dei civili deportati da Romania poco prima della fine della II guerra mondiale. Il protagonista del libro è un ragazzo di diciassette anni. La fame ed i maltrattamenti subiti assomigliano tanto a quelli descritti da Primo Levi in libro "Se questo è un uomo" in versione sovietica. È una testimonianza dell'operato di un regime totalitare
L' altalena del respiro
Gennaio 1945, la guerra non è ancora finita: per ordine sovietico inizia la deportazione della minoranza tedesca rumena nei campi di lavoro forzato dell'Ucraina. Qui inizia anche la storia del diciassettenne Leo Auberg, partito per il lager con l'ingenua incoscienza del ragazzo ansioso di sfuggire all'angustia della vita di provincia. Cinque anni durerà l'esperienza terribile della fame e del freddo, della fatica estrema e della morte quotidiana. Per scrivere questo libro Herta Müller ha raccolto le testimonianze e i ricordi dei sopravvissuti e in primo luogo quelli del poeta rumeno tedesco Oskar Pastior. Avrebbe dovuto essere un'opera scritta a quattro mani, che Herta Müller decise di proseguire e concludere da sola dopo la morte di Pastior nel 2006. È infatti attraverso gli occhi di quest'ultimo, e cioè quelli del ragazzo Leo nel libro, che la realtà del lager si mostra al lettore. Gli occhi e la memoria parlano con lingua poetica e dura, metaforica e scarna, reale e nello stesso tempo surreale - come la condizione stessa della mente quando il corpo è piagato dal freddo e dalla fame. Fondato sulla realtà del lager, intessuto dei suoi oggetti e della passione, quasi dell'ossessione per il dettaglio quale essenza della memoria e della percezione, questo romanzo è un potente testo narrativo.
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Autore:
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Traduttore:
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Collana:
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Anno edizione:2012
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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OllyB 10 dicembre 2022Atrocità del regime sovietico
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BARBARA BETTELLI 10 gennaio 2011
La vera protagonista del romanzo, la fame, è descritta con tale intensità, rispetto e dolore senza speranza da risultare, a tratti, addirittura divertente. Splendide le immagini che l'autore (e il traduttore) riescono a rendere quasi tangibili. A suo modo geniale, il riuscire a rendere così reale un mondo, un tempo ed uno spazio inimmaginabile per noi figli della società del benessere, anche soltanto attraverso gli oggetti più banali, dei quali non siamo in grado di comprendere l'importanza, se non nel momento in cui ne siamo privati. Meraviglioso.
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