Ho riletto questo libro a 28 anni, circa 16 anni dopo averlo affrontato per la prima volta, e ne ho riscoperto la semplicità e l'umorismo tipicamente britannico (anche se Swift era irlandese). In più con la maturità si apprezzano gli intenti satirici dell'autore, nella descrizione quasi scientifica delle popolazioni fantastiche che il protagonista del libro incontra: gli usi e i costumi di Lillipuziani & co. sono una sottile metafora dell'aristocrazia inglese e la critica alle società immaginarie riflette il pensiero di Swift nei confronti dei suoi politici corrotti e persi in lusso e idealismo.
Nato come uno sfogo contro una determinata congiuntura sociale e politica nell'Inghilterra dei primi del Settecento, Gulliver è uno di quei libri che cedono nuove ricchezze ad ogni successiva lettura. I suoi bersagli - l'intolleranza, la corruzione, l'avidità, l'ipocrita fiducia nella scienza come soluzione dei mali causati dall'uomo - non hanno perso nulla della loro attualità, e l'amara sintesi che ne deriva è racchiusa nelle parole del re di Brobdingnag, il paese degli abitanti alti come campanili. «Da quando mi avete narrato della vostra nazione» egli dice a Gulliver, «devo concludere che la maggioranza dei vostri indigenti è la più perniciosa massa di vermiciattoli che la natura mai soffrì che strisciasse sulla superficie della Terra».
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NICOLETTA BIONDO 27 settembre 2010
Nonostante non sia un'appassionata di romanzi sul viaggio, devo dire che è stato un vero piacere andare un pò di fantasia e soprattutto apprezzare l'attualità delle tematiche trattate da Swift. Un'analisi dei vizi umani, in cui le popolazioni fantastiche rappresentano il punto di vista diverso, i cosiddetti "occhiali" di Kant con cui interpretiamo la realtà in maniera diversa. Piccolo consiglio: prestare attenzione alla descrizione del Primo Ministro o Capo del Governo a pag.247-248. Dal '700 ad oggi: un'unica sostanza!
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CARLO DI NUCCIO 23 gennaio 2009
Tutti conosco questa opera di Swift. Ma rileggerla in età adulta, assume tutt'altra chiave di lettura. Emerge l'enorme disprezzo dell'autore verso la corruzione, i mali costumi di una società degenerata e degenerante. Molto forte l'ultima parte, quella sui Houyhnhnms, i probi uomini-cavallo. Una lettura, anzi una rilettura che consiglio vivamente, senza però tralasciare di leggere attentamente tutte le note, per meglio comprendere la collocazione storica dell'opera.
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