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I pugnalatori
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I pugnalatori - Leonardo Sciascia - copertina
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pugnalatori

Descrizione


Il 1° ottobre 1862 un "fatto criminale di orrida novità" funesta Palermo: alla stessa ora, in luoghi quasi equidistanti, vengono pugnalate tredici persone. A investigare su quella che subito appare come una sinistra macchinazione è il procuratore Guido Giacosa, di recente arrivato dal Piemonte e già impaziente e insofferente nei confronti dei palermitani. L'inchiesta conduce ben presto a individuare nel principe di Sant'Elia, ricchissimo e rispettatissimo senatore del Regno d'Italia, l'insospettabile mandante. Con crescente angoscia, con disperazione, fra complotti, doppie verità e "sommessi sussurri", avvalendosi solo della testimonianza di pentiti e spie, Giacosa affronterà l'immane difficoltà di costruire una solida accusa.
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Dettagli

3
2003
22 gennaio 2003
108 p., Brossura
9788845917516

Valutazioni e recensioni

utente_2147
Recensioni: 4/5

Soltanto uno scrittore ed intellettuale siciliano di valore come Leonardo Sciascia poteva costruire una metafora romanzata sulla strategia della tensione, sui depistaggi e sulle protezioni politiche vissute negli anni '70 utilizzando la storia di omicidi ed aggressioni, apparentemente inspiegabili, che si verificarono a Palermo nel 1962. Le indagini coraggiosamente condotte da un giudice piemontese, facilitate dal sistema liberale dell'epoca che non assicurava l'intangibilità di parlamentari e clero, portarono alla scoperta degli esecutori materiali e del presunto mandante politico individuato in un senatore del regno di alte origini nobiliari. Ma anche allora le rete di protezioni politiche ebbe la meglio sulla giustizia e ad essere condannata fu soltanto la manovalanza. Evidenti anche le analogie ed i richiami sulla psicologia e sulla mentalità sicule ben descritte ne "Il Gattopardo" .

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CRISTIANO BARDUCCI
Recensioni: 5/5

Un libro che dice molto di più di quanto la storia, basata su un evento di cronaca, racconta. Sciascia parla dei pugnalatori per parlare di una certa idea di giustizia e delle sue storture. "Il mondo andava com'era sempre andato: una sentenza di morte per il guardiapiazza, l'indoratore e il fornaio, mentre il principe di Sant'Elia entrava nella cappella palatina di Palermo, in compagnia di Vittorio Emanuele II, re d'Italia", dice Sciascia a un certo punto del romanzo. Da leggere!

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Renzo Montagnoli
Recensioni: 4/5

Il 1° ottobre 1862 la città di Palermo è funestata da una terribile azione criminale; infatti, alla stessa ora, e in luoghi diversi tredici persone, in nessuna relazione fra loro, vengono pugnalate da sconosciuti. A investigare sul grave fatto di sangue, che appare subito come il frutto di una sordida macchinazione, è il procuratore Guido Giacosa, piemontese e da poco dimorante in Sicilia. Riuscirà, con non poche difficoltà, a scoprire i colpevoli e anche i mandanti, ma questi ultimi sono personaggi di elevato livello e il povero magistrato ne uscirà distrutto. Da un fatto veramente accaduto, Leonardo Sciascia costruisce qualche cosa di più di un romanzo storico, ma un’indagine nell’indagine, una serrata e logica dissezione del potere che, nelle sue faide, richiama comportamenti che saranno motivo di lutti più di un secolo dopo. E’ veramente rilevante la lucidità con la quale lo scrittore siciliano descrive l’atmosfera dell’epoca, di una Sicilia da poco parte del Regno d’Italia, con i nobili locali che proseguono nel loro assurdo gioco di abbracciare la causa del nuovo governante, per poi immancabilmente chiedere il ritorno del precedente, tutti tesi a speculare vantaggi spesso risibili. In un complotto di grande portata solo l’opera di Giacosa, onesto e ligio funzionario di giustizia, riesce a impedirne la prosecuzione, volta a creare destabilizzazione, sfiducia, paura nei cittadini per stragi inspiegabili che purtroppo ricorrono nella storia del nostro paese. Gli indizi, le prove sono tali da consentire la condanna degli esecutori e dei mandanti, ma nelle mani del boia finiranno solo quei pugnalatori che per una modesta somma hanno sparso il terrore in città. La testa del serpente, nobili ed ecclesiastici, non viene nemmeno scalfita, nella logica aberrante che i poteri e i contropoteri sono composti da individui della stessa pasta, una specie di confraternita che gioca a una guerra le cui vittime sono solo i cittadini. I pugnalatori è indubbiamente un’opera minore, ma il pensiero di Sciascia la permea dalla prima all’ultima riga. E infatti il romanzo termina con una frase che abbiamo già sentito troppe volte: Ad un certo punto del suo intervento sull’interpellanza La Porta, Francesco Crispi aveva detto:- Penso che il mistero continuerà e che giammai conosceremo le cose come veramente sono avvenute. Sciascia laconicamente aggiunge: Si preparava così a governare l’Italia. La lettura è più che consigliata.

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Recensioni

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Leonardo Sciascia

1921, Racalmuto

Leonardo Sciascia è stato uno scrittore e uomo politico italiano. Esordisce sotto il segno di una prosa poetica (Favole della dittatura, 1950; La Sicilia, il suo cuore, 1952) che lascia però presto il passo ad una vena che si rivelerà per lui più feconda. A dire dello stesso Sciascia, la sua cifra più autentica affonda infatti le radici in «una materia saggistica che assume i modi del racconto». Questa direzione è subito evidente fin da Le parrocchie di Regalpetra (1956) e Gli zii di Sicilia (1958), che mostrano come gli spunti di cronaca isolana si sappiano fare pretesto e cornice per indagare sul costume sociale e le sue degenerazioni.Esempi ancor più compiuti in tal senso saranno Il giorno della civetta (1961) e A ciascuno...

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