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Anno edizione: 2010
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Un libro per raccontare il “Poema della Croce”. Alda si abbandona inesorabilmente all’infinito, ancor più che in altri dei suoi componimenti: qui c’è l’essenza suprema di quell’amore – assoluto, inafferrabile, incommensurabilmente perfetto – così incessantemente ricercato, desiderato, voluto. L’amore: quello vero, il solo ed unico, così stupendamente indissolubile, eterno; forte ancor più della morte. La parole tracciano qui un percorso e tutte, compiutamente, silenziosamente, conducono al Calvario; laddove il dolore squarcia lo spettro invisibile dell’oscurità per lasciar trapelare una luce nuova, vera, viva, di risurrezione. Alda scrive con quella stessa, medesima scorrevolezza che ha l’acqua quando, libera dai ponti, scorre e scivola via, verso il mare. Scrive e s’adagia, colle ali del pensiero, su di uno sperone altissimo, sulla cima più alta per così meglio poter fissare il cielo e da lì poter cantare: “Dio come ti amo, quanta pena nel cuore e quanto gaudio”.
Ho appena concluso la lettura, la mia solita prima lettura rapida e curiosa, del libro di Alda Merini "Mistica d'amore". Ingoiato, fagocitato, bevuto a grandi sorsi tra uno stupore e l'altro. La seconda lettura sarà più lenta e ponderata; e mi addentrerò in altri misteri, scoprirò altri miracoli, proverò altre emozioni; intanto posso già dire che è impossibile parlare di questo testo e spiegarlo. Si può solo regalarlo perché anche altri lo aprano come uno scrigno e rimangano abbagliati dai suoi tesori rari. La religione, in questo racconto poetico, stanata dai suoi luoghi privilegiati, privati o ufficiali, non più relegata in un altrove, appannaggio esclusivo di "fedeli" "fidati", diventa regione abitata da ognuno, credente, dubbioso o ateo che sia. La poesia di Alda Merini, fatta di spirito puro e di viva carne, marchia a fuoco l'anima.
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