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Prendete la tecnica del cosiddetto "flusso di coscienza" e applicatelo a un personaggio la cui coscienza è perennemente alterata dalla fame e dalla povertà. Fame e povertà che, in questo caso, sono manifestazioni fisiche, materiali, di un malessere psicologico, sociale, totale e estremo. Il risultato è un monologo interiore assolutamente folle e delirante, cupo e paradossale. Chi è sempre rimasto a leggere libri comodamente seduto sul divano di casa sua, avendo tempo per leggere, soldi per comprare libri, o perlomeno amici a cui chiederli in prestito, e un divano e una casa, non potrà mai afferrare l'angoscia che pervade le pagine di "Fame". Pagine che, però, si interrompono all'improvviso, senza risoluzione, senza uno scioglimento. Si ha dunque l'impression che Hamsun, un po' come il suo personaggio, abbia rinunciato a imporre un qualsiasi ordine al racconto di una vita che, per alcuni, assomiglia a una storia che ha smarrito la propria trama.
per me è un romanzetto assai poco significativo; neanche lontanamente paragonabile a scritti di autori tipo Rigoni Stern; il mio voto è 6 meno meno, e sono generoso...
Da parecchi anni leggo quasi esclusivamente Gialli & C., per cui è necessario spiegare come mai la scelta di un romanzo. In realtà è un regalo annunciato, per così dire, in quanto l’amica Marina a dicembre mi aveva detto che voleva regalarci un libro per cui, sapendo che siamo dei forti lettori con un centinaio di libri all’anno in due ed il rischio di sbagliare titolo è alto, mi ha sottoposto alcuni titoli che la intrigavano, sia in ambito poliziesco sia alcuni romanzi. Ogni tanto faccio qualche incursione in altri generi, e viste le proposte di Marina le ho detto che se avessi dovuto optare per un romanzo mi sarebbe piaciuto Le otto montagne. La scelta ha trovato d’accordo l’amica che era pure curiosa di sapere se questo romanzo valesse il Premio Strega o meno. Sono un lettore e non un critico professionista, per cui il mio parere in merito lascia il tempo che trova e, a ben vedere, per valutare al meglio avrei dovuto leggere tutti i libri in gara. Finita la breve premessa ? passiamo al libro. La vicenda narrata mi ricorda trame di Mauro Corona, con le montagne in primo piano e gli uomini, i loro sentimenti, il loro sentire, come coprotagonisti, ma a differenza dei libri di Corona, scritti forse in maniera più rude e diretta, in questo ho trovato uno stile di scrittura più pulito, ma che non mi ha trasmesso passione, perlomeno non nella prima parte e, tutto sommato, l’ho trovato alquanto prevedibile. Nella seconda parte tutto cambia; non so se sono entrato in sintonia con lo scrittore oppure se effettivamente il tutto si modifica, ma ho percepito quella passione che mi mancava, sia nei personaggi sia nello scorrere della storia. Chiudo la prima parte dell’Opinione dicendo che complessivamente il libro mi è piaciuto e da qui in poi ti avviso che scenderò nei dettagli, per cui anche se detesto le anticipazioni (tu chiamalo spoiler, se ti va) per poter spiegare al meglio il mio pensiero devo per forza citare alcuni passaggi. Pausa di riflessione. Ci hai pensato? Se vuoi, allora, continua a leggere… Nella seconda parte c’è la scomparsa del padre di Pietro che deve fare i conti quindi con l’allontanamento reciproco in età giovanile, dopo uno scontro che prima o poi sarebbe arrivato, ma che il padre non è stato in grado di gestire, sentendosi tradito dal figlio che a sua volta, con l’orgoglio eccessivo che si ha sui 20 anni, ha perso di vista la possibilità di parlare con il padre. Il tempo passa e ci si abitua a non avere un rapporto, si crede che non ci siano spiragli per fare chiarezza e riavvicinarsi e ti dico si può anche ripartire da zero con un familiare anche se poi, io stesso, ho un rapporto conflittuale con mio padre che dura da decenni. Però ognuno di noi ha la sua testa, per cui se pensi di riuscirci, prova, che ti costa? Tornando al libro, nella seconda parte oltre alla nuova consapevolezza di Pietro c’è anche il rapporto ritrovato con l’amico Bruno che dalla montagna non si è mai spostato e la parte dedicata alla costruzione della casa (la brama) l’ho trovata coinvolgente ed ecco che da qui in poi effettivamente è diventato più difficile chiudere il libro per riprenderlo il giorno dopo. L’Amicizia è uno dei pilastri della mia vita ed ho gradito molto leggere di quella fra Pietro ed Andrea che, anche se le rispettive vite li hanno allontanati, quando si ritrovano continuano il loro percorso come se si fossero visti il giorno prima e qui mi viene in mente il recente incontro a Riva del Garda con gli amici Angelo & Silvietta e nonostante fosse qualche anno che non li vedevo, salvo restare in contatto via Uotzapp/FB, era come se ci fossimo appena visti. E’ l’Amicizia solida, intensa, quella che piace a me e che potremmo riassumere in questo pensiero di Robert Brault: "Io apprezzo l’amico che trova tempo per me nella sua agenda, ma ho caro l’amico che epr me non guarda neppure l’agenda." Neanche a farlo apposta, dopo aver anticipato ad Angelo & Silvietta, noti appassionati di montagna e di arrampicata, di questa “recensione” mi hanno risposto che avrebbero messo in conto la lettura di questo libro. La vita di Pietro prosegue in maniera più disordinata, quasi da vagabondo, senza una casa cui ritornare veramente, se non a quella costruita insieme a Bruno che intanto ha iniziato un percorso lavorativo, sempre in alpeggio, insieme a Lara, poi arriva una bambina ed arrivano anche i problemi che mostrano i limiti di Bruno, che dà tutto se stesso nel progetto, trascurando però i problemi pratici ovvero il fatto che i conti non tornano. E la vita gli chiede il conto, e perde Lara e perde tutto quello che ha costruito. E perde la voglia di vivere una vita normale, chiudendosi ulteriormente in se stesso e rintanandosi, quasi da eremita, nella brama. Pietro si riavvicina per cercare di scuotere l’amico da questo torpore e se devo essere sincero speravo lo invitasse a seguirlo in Nepal dove sicuramente sarebbe riuscito a conciliare la sua solitudine con quella capacità di fare, di costruire, con la sua manualità e, forse, di ritrovarsi. La vita segue percorsi diversi, spesso imperfetti e l’autore ha disegnato un epilogo diverso per Bruno.
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