L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2021
Promo attive (0)
«Chi costruisce prigioni s'esprime meno bene di chi costruisce la libertà.»
L'inalienabile aspirazione umana alla felicità, alla libertà, al riscatto, al diritto di esistere senz'altra giustificazione che la propria inviolabilità e insieme la disperata consapevolezza che rimarranno irraggiungibili: è questa la toccante confessione di uno scrittore malato del male di vivere e che ha sempre sentito di «attirare il dolore come un amante». Benché Il nostro bisogno di consolazione non sia l'ultima opera di Dagerman, appare come un vero e proprio testamento spirituale, in cui si leggono fra le righe i motivi del suo silenzio finale e del suo suicidio. Schiavo del proprio nome e del proprio talento al punto di non avere «il coraggio di farne uso per il timore di averlo perso», ossessionato dal tempo e dalla morte, incapace di sottrarsi alle pressioni che si sente imporre dalla società e più ancora dalla propria intransigenza, resta tuttavia convinto che il valore di un uomo non può essere misurato dalle sue prestazioni e che nessuno può richiedergli tanto da intaccare la sua voglia di vivere. Vi sono sempre le parole da opporre a ogni tipo di sopraffazione, «perché chi costruisce prigioni s'esprime meno bene di chi costruisce la libertà». Ma se anche queste non bastano, rimane il silenzio, «perché non esiste ascia capace di intaccare un silenzio vivente».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
è questo che porta a fare questo scritto: riflettere. è un libricino da leggere e rileggere. credo di dover ancora metabolizzare bene ma mi sono ritrovata a riprendere alcuni passaggi che nel giro di pochi minuti ho percepito già in due modi diversi: prima e dopo l’incontro con Stig. così a caldo mi vengono in mente pensieri che non so se abbiano una connessione con ciò che ho appena letto. Dagerman parla di vita, di morte, di consolazione ed io ora riesco solo a pensare alla mia paura verso la m0rte, verso l’invecchiare e verso l’ammalarsi. il mio non accettare tutte queste cose e la mia paura nel trovarmele di fronte o nel trovarmici dentro, che tipo di persona mi fa diventare? rifletto spesso su queste mie sensazioni: perché ho paura di un nonno che invecchia, che sta male o ancora di una persona cara malata? continuo a pensarci, a soffrire per loro ma resto lì, immobile. mi sento in colpa per un bacio sulla guancia non dato, per una carezza trattenuta, per un abbraccio negato… perché ne avrebbero avuto bisogno ed io ero lì presente fisicamente e mentalmente ma non d’aiuto, non di conforto. impotente. ecco! quello che mi spaventa è la mia impotenza verso questi avvenimenti inevitabili come appunto la morte o la malattia. è difficile metterlo per iscritto perché è una cosa che ho sempre tenuto dentro ma è così, ho paura; ed invece di guardare in faccia questa mia paura chiudo gli occhi e mi scanso. ma loro sanno che li amo/li ho amati? ma loro sanno che ero lì presente? è questo che significa sentirsi schiavi della vita? io voglio essere libera ed io mi sento libera. «il mondo è più forte di me. al suo potere non ho altro da opporre che me stesso – il che, d’altra parte, non è poco.» la mia consolazione forse è che so di amare tanto, so di riuscire ad esprimermi con un piccolo gesto che per chiunque può sembrare insignificante ma che per l’interessato è di enorme valore – o almeno credo :)
Una interessante e profonda riflessione sulla vita. Edizione molto gradevole. Postfazione interessante.
Avevo grandi aspettative per questo libro. Mi ha lasciato l'amaro in bocca poichè mi aspettavo di più sia dalle recensioni lette che dal punto di vista del tema trattato. Certo è un libro che è stato scritto tanti anni fa dunque non può parlare del "nostro bisogno di consolazione" come lo si vedrebbe ai giorni d'oggi.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore