Damasco - Suad Amiry - copertina
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Letteratura: Palestina
Damasco
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Descrizione


Damasco suona magica e favolosa, e continua a suonare così mentre si riempie di violenza e di fantasmi. Nessuno meglio di Suad Amiry poteva raccontare il fulgore del passato per aprire una porta sul presente. Il racconto comincia nel 1926, nel palazzo di Jiddo e Teta - marmi colorati, soffitti a cassettoni, fontane che bisbigliano nell'ombra -, comincia quando, dopo trent'anni di matrimonio, Teta torna per la prima volta ad 'Arrabeh, il villaggio da cui era partita poco più che bambina per andare in sposa al ricco e nobile mercante damasceno Jiddo. Il viaggio di Teta - intrapreso nella speranza di poter dare l'ultimo saluto alla madre - imprime una svolta inattesa al suo matrimonio: il sensuale Jiddo la tradisce. Il perfetto equilibrio della casa sembra spezzarsi, ma poi la vita della famiglia riprende: la dolcezza delle consuetudini smussa le asperità, i rituali attenuano e riassorbono i contrasti, gli equilibri si riassestano. Suad Amiry conduce il lettore nei cortili e nelle stanze della famiglia Baroudi, con i fastosi pranzi del venerdì, le rivalità tra i figli maschi pigri e viziati, il vincolo indissolubile tra le figlie femmine. Passano gli anni, ed è ancora una volta l'arrivo di un bambino a sparigliare le carte, a far luce nelle pieghe più nascoste dell'intimità domestica: vengono così a galla segreti inimmaginabili, come quello che lega la tenera Karimeh alla sorella maggiore Laila, che con piglio inflessibile ha assunto il ruolo di capofamiglia...

Dettagli

5 ottobre 2017
272 p., Brossura
Damask
9788807890239

Valutazioni e recensioni

  • Patrizia

    Storia di una famiglia damascena raccontata soprattutto attraverso i personaggi femminili. Donne di ogni estrazione sociale, diversissime tra loro: ognuna di loro incarna una tipologia precisa e rispecchia la società in evoluzione nonostante le briglie imposte dalle tradizioni religiose; e l'ambientazione, particolarmente efficace, riesce a trasmettere tutto il fascino dei suoni, degli odori e dei colori di un paese così variopinto ed eterogeneo.

  • way_kiki
    Un racconto familiare.

    Il libro tratta le vicende di una grande famiglia di Damasco. L’elemento centrale resta la famiglia è la maternità. Bel racconto, breve ma interessante.

  • Leggendo questo intrigante e poetico romanzo, ho fatto un viaggio straordinario, per strade e villaggi della Palestina, attraverso vicoli e case di Damasco; sono stata con la fantasia dove i miei piedi non mi hanno portato, ho visto con gli occhi delle persone, ho respirato la loro stessa aria e provato nel mio cuore i loro stati d’animo. Ho viaggiato, senza muovere un passo, nel tempo e nello spazio: nella Siria e nella Palestina di inizio secolo, e poi più avanti, negli anni quaranta e cinquanta, fino ad avvicinarmi sempre di più al nostro tempo. Ho esplorato le usanze, la cucina, la devozione e la cultura di popoli lontani da me. Tutto questo l’ho potuto fare prendendo in mano un libro e voltando le sue pagine, che contengono una storia semplice ed umile, eppure grandiosa e universale, la storia di una famiglia allargata, dei suoi tanti componenti, della loro vita all’interno di un ricco palazzo di Damasco e lontano da quella magione, a Gerusalemme, a Beirut, ad ‘Arrabeh, a Nablus… Il romanzo di Suad Amiry , di cui lei stessa è anche la narratrice quando ormai a sessantatre anni decide di dare forma alla storia della sua famiglia, inizia col viaggio di Teta - che scopriremo più avanti essere sua nonna – per tornare al suo villaggio di nascita in Palestina dopo trent’anni dal suo matrimonio, per accorrere al capezzale della madre che sta morendo. Teta non era più tornata a casa e durante questo viaggio ripensa a tutto quanto è accaduto da allora. In questo racconto veniamo a conoscere la grande famiglia di Teta, gli Abdulhadi, e del marito Jiddo, i Baroudi, di Damasco: una famiglia “densamente” popolata: le sorelle di Jiddo, i fratelli, e poi più avanti le figlie e i figli, i nipoti, le domestiche. Un mondo che ruota attorno alle stanze e ai cortili dello splendido palazzo in cui vivono nella città vecchia, che, come una ragnatela, tiene stretti a sé i protagonisti che lo abitano, che lo hanno abitato e che lo ricorderanno per il resto della loro vita, anche quando ormai ne saranno lontani. Il racconto, oltre alle vicende personali dei protagonisti, offre una panoramica affascinante sulle tradizioni e sulle usanze: dai rituali legati ai matrimoni, alla preparazione dei cibi, al modo di arredare e vivere la casa. Una porta aperta sul Medio Oriente, che colpisce il lettore con la sua magia esotica. Come ad esempio quando la narratrice racconta la complessità e la magnificenza del menù della Grande Buffe, il pranzo del venerdì, a cui prendevano parte tutti i membri della famiglia allargata, oltre agli amici, vicini e soci in affari di Jiddo. Oppure quando parla del bagno del venerdì che tanto amava. La voce narrante è una delle bambine di Samia, la viziata e coccolata figlia più piccola di Teta e Jiddo; c’è molta ironia nel raccontare i difetti e i pregi di questa mamma, assolutamente negata per la cucina e la maternità, a volte molto egocentrica, altre dolcissima. Così come c’è molto affetto nel dire delle zie Laila e Karimeh e della domestica Ghalia, con cui la bambina – da piccola, ma anche più tardi – ha un rapporto speciale. Il romanzo è un caleidoscopio di persone, soprattutto: di ognuno man mano che il racconto fluisce, veniamo a sapere la sua storia, le peripezie che l’hanno condotto al palazzo dei Baroudi, o che li hanno allontanati: e ce ne sono davvero di curiose, di drammatiche e di romantiche. Come quelle di Fatima e di Norma. L’atmosfera mitica e romantica della saga della famiglia Baroudi assume una piega più triste man mano che il racconto si avvicina alla storia più recente della Siria e di Damasco, in cui colpi di stato e rovesciamenti politici segnano il destino di intere famiglie e della classe mercantile siriana. Tutti lasceranno Damasco, per continuare le loro vite in altre città ma ciò che li aveva uniti, continuerà a cementare le loro esistenze. L’epilogo del romanzo, naturalmente, lo scoprirete leggendolo! pina bertoli, de il mestiere di leggere blog

Conosci l'autore

Foto di Suad Amiry

Suad Amiry

1951, Damasco

Architetto palestinese, fondatrice e direttrice del Riwaq Center for Architectural Conservation a Ramallah. Cresciuta tra Amman, Damasco, Beirut e Il Cairo, ha studiato architettura all’American University di Beirut e all’Università del Michigan, specializzandosi infine a Edimburgo. Dal 1981 insegna archittettura alla Birzeit University e, da allora, vive a Ramallah. Ha scritto e curato numerosi volumi sui differenti aspetti dell’architettura palestinese. Da Feltrinelli sono usciti: Se questa è vita. Dalla Palestina in tempo di occupazione (2005), Niente sesso in città (2007), Murad Murad (2009), Golda ha dormito qui (2013), Damasco (2016). Nel 2020 Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea è stato pubblicato da Mondadori.Le è stato...

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