Storia di una famiglia damascena raccontata soprattutto attraverso i personaggi femminili. Donne di ogni estrazione sociale, diversissime tra loro: ognuna di loro incarna una tipologia precisa e rispecchia la società in evoluzione nonostante le briglie imposte dalle tradizioni religiose; e l'ambientazione, particolarmente efficace, riesce a trasmettere tutto il fascino dei suoni, degli odori e dei colori di un paese così variopinto ed eterogeneo.
Damasco
Damasco suona magica e favolosa, e continua a suonare così mentre si riempie di violenza e di fantasmi. Nessuno meglio di Suad Amiry poteva raccontare il fulgore del passato per aprire una porta sul presente. Il racconto comincia nel 1926, nel palazzo di Jiddo e Teta - marmi colorati, soffitti a cassettoni, fontane che bisbigliano nell'ombra -, comincia quando, dopo trent'anni di matrimonio, Teta torna per la prima volta ad 'Arrabeh, il villaggio da cui era partita poco più che bambina per andare in sposa al ricco e nobile mercante damasceno Jiddo. Il viaggio di Teta - intrapreso nella speranza di poter dare l'ultimo saluto alla madre - imprime una svolta inattesa al suo matrimonio: il sensuale Jiddo la tradisce. Il perfetto equilibrio della casa sembra spezzarsi, ma poi la vita della famiglia riprende: la dolcezza delle consuetudini smussa le asperità, i rituali attenuano e riassorbono i contrasti, gli equilibri si riassestano. Suad Amiry conduce il lettore nei cortili e nelle stanze della famiglia Baroudi, con i fastosi pranzi del venerdì, le rivalità tra i figli maschi pigri e viziati, il vincolo indissolubile tra le figlie femmine. Passano gli anni, ed è ancora una volta l'arrivo di un bambino a sparigliare le carte, a far luce nelle pieghe più nascoste dell'intimità domestica: vengono così a galla segreti inimmaginabili, come quello che lega la tenera Karimeh alla sorella maggiore Laila, che con piglio inflessibile ha assunto il ruolo di capofamiglia...
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Autore:
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Anno edizione:2017
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Patrizia 09 aprile 2025
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way_kiki 13 ottobre 2023Un racconto familiare.
Il libro tratta le vicende di una grande famiglia di Damasco. L’elemento centrale resta la famiglia è la maternità. Bel racconto, breve ma interessante.
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Leggendo questo intrigante e poetico romanzo, ho fatto un viaggio straordinario, per strade e villaggi della Palestina, attraverso vicoli e case di Damasco; sono stata con la fantasia dove i miei piedi non mi hanno portato, ho visto con gli occhi delle persone, ho respirato la loro stessa aria e provato nel mio cuore i loro stati d’animo. Ho viaggiato, senza muovere un passo, nel tempo e nello spazio: nella Siria e nella Palestina di inizio secolo, e poi più avanti, negli anni quaranta e cinquanta, fino ad avvicinarmi sempre di più al nostro tempo. Ho esplorato le usanze, la cucina, la devozione e la cultura di popoli lontani da me. Tutto questo l’ho potuto fare prendendo in mano un libro e voltando le sue pagine, che contengono una storia semplice ed umile, eppure grandiosa e universale, la storia di una famiglia allargata, dei suoi tanti componenti, della loro vita all’interno di un ricco palazzo di Damasco e lontano da quella magione, a Gerusalemme, a Beirut, ad ‘Arrabeh, a Nablus… Il romanzo di Suad Amiry , di cui lei stessa è anche la narratrice quando ormai a sessantatre anni decide di dare forma alla storia della sua famiglia, inizia col viaggio di Teta - che scopriremo più avanti essere sua nonna – per tornare al suo villaggio di nascita in Palestina dopo trent’anni dal suo matrimonio, per accorrere al capezzale della madre che sta morendo. Teta non era più tornata a casa e durante questo viaggio ripensa a tutto quanto è accaduto da allora. In questo racconto veniamo a conoscere la grande famiglia di Teta, gli Abdulhadi, e del marito Jiddo, i Baroudi, di Damasco: una famiglia “densamente” popolata: le sorelle di Jiddo, i fratelli, e poi più avanti le figlie e i figli, i nipoti, le domestiche. Un mondo che ruota attorno alle stanze e ai cortili dello splendido palazzo in cui vivono nella città vecchia, che, come una ragnatela, tiene stretti a sé i protagonisti che lo abitano, che lo hanno abitato e che lo ricorderanno per il resto della loro vita, anche quando ormai ne saranno lontani. Il racconto, oltre alle vicende personali dei protagonisti, offre una panoramica affascinante sulle tradizioni e sulle usanze: dai rituali legati ai matrimoni, alla preparazione dei cibi, al modo di arredare e vivere la casa. Una porta aperta sul Medio Oriente, che colpisce il lettore con la sua magia esotica. Come ad esempio quando la narratrice racconta la complessità e la magnificenza del menù della Grande Buffe, il pranzo del venerdì, a cui prendevano parte tutti i membri della famiglia allargata, oltre agli amici, vicini e soci in affari di Jiddo. Oppure quando parla del bagno del venerdì che tanto amava. La voce narrante è una delle bambine di Samia, la viziata e coccolata figlia più piccola di Teta e Jiddo; c’è molta ironia nel raccontare i difetti e i pregi di questa mamma, assolutamente negata per la cucina e la maternità, a volte molto egocentrica, altre dolcissima. Così come c’è molto affetto nel dire delle zie Laila e Karimeh e della domestica Ghalia, con cui la bambina – da piccola, ma anche più tardi – ha un rapporto speciale. Il romanzo è un caleidoscopio di persone, soprattutto: di ognuno man mano che il racconto fluisce, veniamo a sapere la sua storia, le peripezie che l’hanno condotto al palazzo dei Baroudi, o che li hanno allontanati: e ce ne sono davvero di curiose, di drammatiche e di romantiche. Come quelle di Fatima e di Norma. L’atmosfera mitica e romantica della saga della famiglia Baroudi assume una piega più triste man mano che il racconto si avvicina alla storia più recente della Siria e di Damasco, in cui colpi di stato e rovesciamenti politici segnano il destino di intere famiglie e della classe mercantile siriana. Tutti lasceranno Damasco, per continuare le loro vite in altre città ma ciò che li aveva uniti, continuerà a cementare le loro esistenze. L’epilogo del romanzo, naturalmente, lo scoprirete leggendolo! pina bertoli, de il mestiere di leggere blog
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