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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2018
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Con puntuta ironia, Shaun racconta l'esistenza dolce e amara di un libraio che non intende mollare. «Vendere libri è come fare il kamikaze: quando decidi, non c'è modo di tornare indietro».
Una storia incantevole per chi crede che un libro sia per sempre. Un paesino di provincia sulla costa scozzese e una deliziosa libreria dell'usato. Centomila volumi spalmati su oltre un chilometro e mezzo di scaffali. Un paradiso per gli amanti dei libri? Be', piú o meno… Dal cliente che entra per complimentarsi dell'esposizione in vetrina, senza accorgersi che le pentole servono a raccogliere la perdita d'acqua dal tetto, alla vecchietta che chiama periodicamente chiedendo i titoli piú assurdi, alle mille, tenere vicende di quanti decidono di disfarsi dei libri di una vita. The Book Shop, la libreria che Shaun Bythell contro ogni buonsenso ha deciso di prendere in gestione, è diventata un crocevia di storie e il cuore di Wigtown, villaggio scozzese di poche anime. Traduzione di Carla Palmieri.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho trovato il libro molto carino, una lettura leggera che ti tiene compagnia. E' interessante soprattutto dal punto di vista della descrizione del lavoro di un libraio, nei suoi alti e nei suoi bassi. Il tono ironico ti strappa una risata quando è dovuta.
In forma diaristica viene raccontata la vita di un libraio, in ogni aspetto che lo riguarda dalla sua libreria alla sua vita privata. Mi aspettavo delle connessioni diverse, un filone narrativo più solido e probabilmente meno monotono. Invece, mi son trovata a faticare, a perdere anche interesse perché spesso -come nella vita reale- si susseguono giorni identici ad altri. Inoltre, la caratterizzazione del libraio è poco magnetica, ci troviamo davanti un personaggio poco articolato, piatto, quasi scialbo.
Avevo grosse aspettative ma devo dire che non mi è piaciuto, l’ho trovato ripetitivo e una sorta di diario fine a se stesso, una sorta di lista della spesa raccontata. Ho fatto fatica a portarlo a termine
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