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Anno edizione: 2024
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Anno edizione: 2007
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Quando si inizia a leggere Kawabata, bisogna entrare nell'ottica che non si sta leggendo un autore qualsiasi. Kawabata, infatti, ad una prima lettura può sembrare superficiale, che non parli di niente. E' vero, i suoi romanzi una trama non ce l'hanno. Ma Kawabata è tutto nella prosa, nell'eleganza della sua scrittura, e di come tratti alcuni temi. In questo caso, Eguchi, quasi sessantenne, si ritrova in una casa di piacere particolare. Qui le donne sono completamente addormentate e agli uomini è concesso soltanto dormire con loro. Eguchi incontrerà diverse ragazze e ognuna di queste gli porterà dei ricordi, delle riflessioni. Puramente fantastico.
Sicuramente un libro particolare. Per descriverlo nello specifico mi vengono in mente aggettivi come "delicato" e "sensuale", ma anche "claustrofobico" e leggermente "angosciante". Il racconto principale in sè (La casa delle belle addormentate) non è bello o coinvolgente, è per lo più incentrato sulle riflessioni esistenziali e i ricordi dell'anziano protagonista: la giovinezza, l'amore, la vita, la vecchiaia, la morte..bisognerebbe leggerlo, credo, almeno un paio di volte per coglierne tutte le sfumature. I due racconti successivi al principale ci sono ma potrebbero non esserci, non aggiungono o tolgono nulla. Nel complesso, vista anche la brevità del libro, vale la pena di aggiungerlo ai libri letti o da leggere.
La sensibilità di Kawabata in questi piccoli racconti emerge e si manifesta più che mai, proprio per questo si arriva all'ultima pagine quasi con l'affanno, sicuramente destabilizzati. Probabilmente non è semplice, a tratti, distaccarsi dalla propria morale per accogliere in modo oggettivo i temi trattati, che se guardati solo superficialmente potrebbero apparire disturbanti e perversi, forse non è il romanzo giusto per iniziare con l'autore, o forse è indifferente essendo questi ultimi ricorrenti nell'opera di Kawabata. Il primo racconto, che da il titolo alla raccolta è forse il suo più celebre e ora ne capisco il motivo. Estremamente toccante e struggente, seguire le vicende di un uomo, che scoperta una locanda in cui l'ospite ha l'opportunità di dormire accanto a bellissime giovani senza tuttavia mai poterle vedere sveglie, nè poterle toccare, entra quasi in una dimensione parallela. Nel momento in cui varca la soglia della camera delle belle addormentate è come se il tempo si fermasse e noi percepiamo coi suoi sensi tutto ciò che le giovani gli trasmettono senza fare assolutamente nulla. Di volta in volta il protagonista, Eguchi, combatterà sempre più tenacemente contro la tentazione di infrangere il Tabù e avvicinarsi a queste ragazze più di quanto non gli sia permesso, istinto in netta contrapposizione con ciò che lui stesso ripeterà ,quasi in maniera fastidiosamente autocommiseratoria, per tutto il racconto, ovvero che è troppo vecchio ormai per poter nuocere loro in qualche modo. Ciò che mi ha emotivamente devastato è proprio il "viaggio" che lui compie dentro se stesso durante queste notti che passa accanto a queste fanciulle, senza fare assolutamente nulla, senza avere una conversazione con loro e tutta via vivendole e godendosi a modo suo ogni attimo. Kawabata riesce a descrivere come al solito situazioni oggettivamente equivoche in una maniera talmente delicata e soffusa da disattivarne completamente la carica erotica, lasciando trasparire solamente il disagio di un uomo in decadimento fisico che si abbandona alla contemplazione di una bellezza e di un vigore che ha vissuto tanti anni fa, ma che ormai lo ha abbandonato. Non c'è nulla di volgare, nè di osceno. Il secondo e il terzo racconto, molto più brevi, sono sicuramente meno di impatto. "Uccelli e altri animali" tuttavia non manca di immagini forti, la morte è sempre tra le righe. Il protagonista è un misantropo che fugge gli uomini e dedica la sua vita ad allevare animali. Ciò lo porta a contatto con le difficoltà del convivere e del far convivere le più svariate specie di creature nonchè con episodi estremamente spiacevoli e inquietanti che rendono molto bene l'istinto animale e la brutalità che talvolta lo contraddistingue. Anche qui fa capolino la contrapposizione bellezza e vigore/decadenza e morte sia legate alle singole storie degli animali allevati dal protagonista, sia accentrate nell'immagine di una donna che quest'ultimo aveva amato Chikako, ballerina che ormai ha passato i suoi anni d'oro e che quasi risulta patetica quando si esibisce sul palco, agli occhi di quest'ultimo. L'ultimo "Il braccio" risulta essere molto più nonsense, ricorda un po' certe atmosfere Murakamiane, onestamente l'ho trovato un po' inconcludente o forse è un'impressione dovuta al fatto che i racconti precedenti mi avevano colpita particolarmente la qualcosa me l'ha fatto sembrare più insipido di quanto non sia. La vicenda si apre con una giovane ragazza che cede il suo braccio destro al protagonista invitandolo a prendersene cura solo per quella notte. Da qui e nelle poche pagine successive si intreccerà l'ambiguo rapporto tra lui e questo "braccio" nel tempo che trascorreranno insieme.
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