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Anno edizione: 2022
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Un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell'oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l'immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo.
«Nel buio non riusciva a vedere buche, radici e rocce che spuntavano dal terreno. Cadde per tre volte con la faccia nel fango, e per tre volte si rialzò per continuare a correre, col vestito lacero e ricoperto di terra, il viso nero e incrostato di fango e sangue.»
«Mi interessano sempre gli ultimi della fila. Quelli che a scuola stavano in fondo, io ero in fondo. Quelli un po’ invisibili, che non vengono trattati dai media o dagli interessi politici e culturali. Quelli un po’ dimenticati.» - Antonio Manzini per Maremosso
Seguo praticamente da sempre Antonio Manzini ed ho avuto più volte modo di apprezzare,dal vivo personalmente ,la sua intelligente e garbata ironia. Come tutti i precedenti ho letto tutto di un fiato questo libro e mi è piaciuto molto. Crudo e spietato. Una storia senza domani, ambientata in un luogo senza speranza, tanto ben descritto che ne senti gli odori, i profumi, I colori. Spesso senti la cattiveria emergere dalle pagine. La vittima trasformata in carnefice e viceversa. Il finale da grande scrittore.
Manzini intreccia la gamma dei sentimenti unmai = amore, disprezzo, tenerezza, gelosia, simpatia, cupidigia, collera, paura... spesso in uno stesso personaggio - con la Natura, aspra come lussureggiante, il sole come i temporali primaverili, la cupa densità della foresta come la distesa ariosa verso le montagne; questo piccolo paese dell'interno, isolato, rinchiuso come da un filo spinato, respira come i suoi abitanti, povero, al quale per scappare ci vuole coraggio e determinazione. La protagonista principale, Samantha, è decisa a farlo, nonostante il prezzo.
Ogni romanzo contiene un "pezzo" dell'autore, del suo vissuto, delle sue osservazioni, emozioni, riflessioni, e ne completano il quadro, la statura e l'essere letterato. A me Manzini va bene così, con i suoi personaggi crudi e crudeli, furbi, stupidi, superficiali, profondi, vili e stucchevolmente dommatici. In una parola: umani! A Colle San Martino. posto dimenticato da Dio in mezzo al nulla, si confrontano e si sfidano il potere temporale e quello spirituale, in un contesto di povertà e di squallore quasi medievale, ma pur sempre umano, animato da sentimenti ora nobili ora prevalentemente spregevoli che spingono a condotte efferate, in una spirale di infame abiezione. Al di là dei contenuti, e della diversità dei relativi giudizi, si impone come sempre una scrittura indiscutibilmente da gran maestro, senza eccessi , con periodi agili e che - nonostante ila drammaticità del tema - consentono una lettura senza appesantimenti.
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