"Mattina d'inverno con cadavere" è la traduzione italiana di un libro di racconti del 2015 dello scrittore ungherese László Darvasi che in originale ha un titolo, a mio parere, molto più evocativo: "Isten. Haza. Csal." ("Dio. Casa. Trucchi.", riporta il traduttore, ma dovrebbe essere: "Dio. Patria. Famiglia", che sono poi le tre sezioni che compongono il libro stesso, mentre "Mattina d'inverno con cadavere" è il titolo del secondo racconto della seconda sezione). Restando insondabili i misteri dell'editoria, che impongono un titolo "da poliziesco" a una raccolta di racconti che polizieschi non sono, mi limito ad osservare che "Mattina d'inverno" dovrebbe essere la prima opera tradotta in italiano di quest'autore ungherese molto prolifico e interessante, e a sperare che edizioni di altre sue opere seguano la presente.
Mattina d'inverno con cadavere
Mattina d'inverno con cadavere è l'opera con cui László Darvasi si presenta in Italia: una raccolta di racconti legati da fili invisibili eppure tenacissimi, in cui il realismo magico di Kafka e la melancolia di Krasznahorkai rinascono sotto l'infausta e sempiterna stella polare della putredine quotidiana. Darvasi fa sua la lezione dei maestri mitteleuropei e pone il lettore di fronte a un male che non ha forma né volto né contorno, a un orrore che non può essere separato dalla banalità di una giornata qualsiasi, a un ingranaggio di noia e odio dell'umanità verso se stessa che nessuno strumento può disinnescare. Un ragazzo uccide il fratellino spingendolo giù dal letto a castello. Un figlio vende il padre paralitico al mercato. Una signora uccide la donna delle pulizie perché porta lo stesso nome di sua madre. La donna delle pulizie di una chiesa la fa crollare sopra le teste dei compaesani riuniti per la messa. Una donna si impicca all'albero che il marito non ha voluto tagliare. Un uomo porta a spasso un cane impagliato che gli ricorda la moglie morta. Un uomo cerca per tutta la vita il suo colbacco; muore senza sapere che glielo nascondeva suo figlio. Nel cosmo di László Darvasi tutti sono inservibili, tutto è inutile, come un pomeriggio vuoto quando sei adolescente, hai la vita davanti e non sai proprio che fartene. Nel cosmo di László Darvasi ognuno è violento, vuole uccidere l'altro, e quanto più l'altro è simile a sé tanto più lo si vuole uccidere. Nel cosmo di László Darvasi si vede al massimo fino all'alba del giorno dopo, è superfluo elaborare progetti grandiosi. Di questo cosmo Darvasi ci guida alla scoperta, illuminando con luce cruda e radente l'indifferenza della volta celeste, la vacuità delle aspirazioni; dimostrando, con giudizio impietoso, inappellabile, eppure così semplicemente vero, che la vita umana non è altro che una faccenda di sopportazione e sopravvivenza.
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DARIO MAZZEO 17 maggio 2018
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