Memorie dal sottosuolo - Fëdor Dostoevskij - copertina
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Letteratura: Russia
Memorie dal sottosuolo
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Descrizione


«Sono un uomo malato... Sono un uomo cattivo.»

«Dostoevskij, con le "Memorie del sottosuolo", ha creato un personaggio nuovo destinato a dominare la narrativa occidentale nei prossimi cent'anni: il personaggio dell'antieroe nel quale è privilegiata non già la vita sociale ma la vita anteriore»Alberto Moravia

«Sono un uomo malato... Sono un uomo cattivo.» Così comincia quest'opera che, come scrive Serena Prina nella postfazione a questa nuova edizione, annuncia «uno dei libri più sconvolgenti della letteratura mondiale, destinato a segnare indelebilmente l'intero processo della scrittura occidentale». Un incipit che, nei tre puntini che separano le due frasi, in quello «iato iniziale tra malattia e malvagità, tra richiesta di comprensione e brusco respingimento», mostra subito l'oggetto delle sue pagine: la vita interiore di una nuova specie d'uomo, l'uomo del sottosuolo, l'«antieroe» della modernità in cui si dissolve ogni appartenenza e identità. Dostoevskij pubblicò le Memorie dal sottosuolo nel 1864. È molto probabile, però, che il progetto dell'opera sia nato prima, negli anni in cui, tornato dai lavori forzati e dal confino, lo scrittore russo decise di andare a vedere con i propri occhi quell'Occidente di cui tutti parlavano. Quarantenne «malato», appunto, incattivito dalla prigionia, convinto che l'umanità avesse ormai smarrito il proprio cammino, Dostoevskij viaggiatore non è lontano dall'uomo senza nome protagonista delle pagine delle Memorie dal sottosuolo. La radice autobiografica dell'opera, però, non ne spiega certo l'universalità. L'apparizione di questo libro segna, infatti, una data fondamentale nella letteratura occidentale non soltanto perché descrive un individuo che, irrimediabilmente separato dalla società, da un mondo che non riconosce più come suo, trova riparo nella propria interiorità. «Il personaggio dell'antieroe nel quale è privilegiata non già la vita sociale ma la vita interiore» (Alberto Moravia) non è, insomma, il solo tratto fondamentale di quest'opera. Il suo cuore vero sta nel fatto che il suo protagonista, l'uomo del sottosuolo, l'«antieroe» della modernità, appare come un individuo che non può trovare in realtà alcun riparo nella propria interiorità, poiché è indelebilmente separato anche da sé stesso. In «una sorta di danza» delle parole, come scrive Serena Prina, del loro rincorrersi e delle loro contorsioni, l'uomo del sottosuolo rovescia su di sé tutte le contraddizioni possibili, sino al punto da sottoporsi a quella continua, spietata interrogazione del Sé che caratterizzerà poi le pagine migliori della letteratura del secolo successivo.

Dettagli

29 aprile 2021
192 p., Brossura
Zapiski iz podpolʹja
9788854521407

Valutazioni e recensioni

  • Stef111

    Romanzo diviso in due parti, la prima "Il sottosuolo", è un monologo interiore di critica verso gli ideali del pensiero positivo. Predica la spontaneità, la superiorità dell' istinto umano su qualsiasi altro tipo di ragione. Nella seconda parte, "A proposito della neve fradicia" vengono narratinfatti accaduti sedici anni prima, quando il protagonista era ancora un giovane impiegato statale. Qui l' autore confessa alcune sordide azione che ha compiuto nella sua vita..

  • jaz
    un capolavoro

    se devo essere sincera la trama non è nulla di che in realtà, ma alcune frasi mi hanno colpita così tanto che sono rimasta a fissare il vuoto ripensando a esse. uno dei miglior libri mai letti. ti fa riflettere moltissimo. consigliabile dai 16-17 anni in su, ma forse anche dai 29 in su.

  •  Marco
    Impeccabile in narrazione e contesti

    La prima parte dell'opera si conclude con la risoluta visione dell'autore del testo: un testamento dei percorsi e della mentalità di una figura pragmatica, che ha reso in grandi opere la sua drammatica esistenza e la cruda realtà del genere umano. Una presentazione univoca, pregiata dalla struttura discorsiva e vivace del suo scrittore, in questa versione ben ripresa, benché i limiti naturali della traduzione. La seconda parte invece presenta, a mio parere, una delle migliori narrazioni di personaggi in assoluto, quest'ultimo reso appunto dalla sua storia intrigante da visionare, benché per le ragioni sbagliate: un uomo patetico e elevato a prototipo del romantico fallito: egoista a livelli plateali e spesso ridicoli, ma che in sé nasconde - salvo tralucere in momenti esplosivi, come verso il finale dell'opera, quanto futili per l'assoluzione del personaggio - un carattere fragile, che arranca una articolata formula di gentilezza, drammaticità e praticità spesso irrisolte e anzi fulcro dell'avversità degli altri su di lui. Un uomo buono e cattivo, ma anche nessuno dei due; tutto e niente. Un tirare e distendere delle sue azioni per la intrinseca, benché negata, necessità di appartenere a un limbo, costrutto delle sue morbose ostilità colla società, ma che alla fine si annuncia come mero albergo della sua inconcludenza. Un romanzo brillante e a mio avviso uno dei pilastri della raccolta dostoevskjiana; assolutamente da agguantare e leggere se appassionati, non solo dell'autore o della letteratura russa, ma della lettura in generale.

Conosci l'autore

Foto di Fëdor Dostoevskij

Fëdor Dostoevskij

1821, Mosca

Fëdor Dostoevskij è stato un autore russo, considerato uno dei pensatori e romanzieri più influenti dell'Ottocento. Figlio di un medico, un aristocratico decaduto stravagante e dispotico, crebbe in un ambiente devoto e autoritario. Nel 1837 gli morì la madre, da tempo malata, e Dostoevskij venne iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, istituto che frequentò controvoglia, essendo i suoi interessi già risolutamente indirizzati verso la letteratura (risalgono a quegli anni le sue prime letture importanti: Schiller, Balzac, Hugo, Hoffmann). Diplomatosi nel 1843, rinunciò alla carriera che il titolo gli apriva e, lottando con l’indigenza e con i disagi di una salute cagionevole, cominciò a scrivere: il suo primo...

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