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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2023
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opo trent’anni Messner ricorda l'impresa di cui non aveva mai voluto parlare, x sottrarsi alle polemiche e alle ingiuste critiche. Per anni, scalerà da solo. Reinhold detesta Herligkoffer non solo x divergenze caratteriali, ma soprattutto perché non è un alpinista. Punto cruciale è il razzo rosso, non tanto x l’ascesa alla vetta, che a Messner certo non è dispiaciuta, quanto perché decisivo nella scelta di scendere dalla parete Diamir, poiché i fratelli non potevano aspettarsi aiuti il giorno successivo. In una scalata estrema l’ambizione personale e il desiderio di primeggiare creano inevitabilmente rivalità e polemiche, acuite dal pericolo. La partecipazione personale sul piano emotivo fa di questo libro affascinante e coinvolgente il migliore di Messner.
Complimenti a Messner: oltre alle alla eccezionali capacità alpinistiche per cui è famoso, è molto bravo anche a raccontare le sue imprese. Avendo letto parecchi altri libri di scalate sugli ottomila, due cose mi hanno impressionato de racconto di Messner. La prima è la fiducia nei propri mezzi, che porta Messner a lanciarsi in imprese enormi con mezzi estremamente limitati: dove gli altri avrebbero voluto un campo intermedio con tende e rifornimenti prima di tentare la vetta, Messner semplicemente ci va solo con ciò che lui e il compagno di cordata riescono a portare. Il secondo aspetto che mi ha colpito è il fatto che lui non parla mai delle difficoltà fisiche che deve sopportare: il freddo, la scarsità di ossigeno e tutte le conseguenze biologiche che comportano. Mi chiedo se lui abbia capacità fisiche tali da patire meno di altri questi problemi, oppure se non sia invece la sua fortissima determinazione che lo porta a prendere in scarsissima considerazione i patimenti fisici.
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