Musica sull'abisso

Non conoscevo Marilù Oliva e mi ha incuriosito una recensione molto positiva letta on line. L'inizio mi è sembrato promettente e questa sensazione positiva mi ha accompagnato fino circa alla metà delle 400 pagine di questa "musica sull'abisso". Poi mi sono reso conto che questa autrice e questo tipo di narrazione non sono in sintonia con i miei interessi letterari. Si tratta di un thriller sui generis che fa convivere la trama (in questo caso piuttosto complessa e che rimanda a qualcosa di già noto) con le vicende personali della protagonista - l'ispettrice Micol Medici - il suo rapporto con il partner, quello faticoso con la madre (personaggio noioso e insopportabile), i suoi rapporti con i colleghi e echi lontani di femminismo. La sezione omicidi di Bologna deve confrontarsi con una serie di omicidi, tutti effettuati nella ricorrenza del 21 febbraio, ai danni di una intera classe di ex studenti del liceo storico della upper class cittadina- il Cicerone. Si tratta di una vendetta meditata a lungo e che si esprime attraverso la realizzazione delle premonizioni inserita in una canzone composta in latino - Mors, Mortis - da alcuni studenti di quella classe. Punto centrale è il concetto di "catabasi" (vocabolo dotto di origine greca) ovvero di "discesa agli inferi", di fatto attraverso l'utilizzo della ketamina. L'autrice, saggista e docente di lettere, mostra tutta la sua competenza ed il suo amore per il latino. Tutto ciò diluisce il ritmo del racconto che si conclude in modo poco plausibile. Non nelle mie corde.