Un nome che non è il mio

Questa storia affonda le radici nel periodo storico più buio del Novecento, ambientata nella Vienna dei giorni nostri, passato e presente s'incontrano attraverso le vicende dei due protagonisti in un confronto tra generazioni diverse: quella dei giovani di oggi rappresentata da Marcus, un adolescente ribelle e incompreso sempre in conflitto con la famiglia, da anni divisa a metà, dove spesso la sua fame d'amore trova conforto nell'autolesionismo; grazie al grande affetto e sostegno di suo nonno, alla fine realizza che sono i legami profondi e i valori di rispetto per la vita e la persona a fare di lui un bravo ragazzo. Dall'altra parte c'è Rudolf: un anziano signore che non mai riuscito ad affrontare il suo passato, unico sopravvissuto allo sterminio di tutta la sua famiglia, in vita sua ha sempre pensato di proteggere i suoi cari tacendo, un uomo che durante l'infanzia ha visto la morte, ha conosciuto la fame e l'odio e adesso dopo tanti, troppi anni ha l'occasione per fare pace con sé stesso prima di tutto e anche di riavvicinarsi agli affetti familiari dai quali si era allontanato. Nicola Brunialti ha scritto una lezione di umanità in mezzo all'orrore, un testo toccante e attuale che si avvicina molto ai giovani, merito della sua capacità di scuotere la memoria con realismo su un tema così delicato come l'Olocausto, facendo uscire da ogni personaggio l'anima. La mia preferita in assoluto è nonna Halina, una donna dal carattere forte, un esempio di rettitudine e coerenza fino alla fine. Inutile dire che è evidente lo studio accurato attraverso fonti ufficiali, immagini e diari e una buona padronanza lessicale che rende l'opera scorrevole e di facile comprensione. L'ho letto in due giorni, commuovendomi spesso e riflettendo su ogni singola parola, essendo un'appassionata del genere e portando avanti la promessa fatta a mio nonno prima che morisse, vi consiglio di leggerlo perché è un libro educativo, emozionante che ti resta dentro al cuore. La memoria è vita