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Un racconto soprattutto vero del mondo camorristico e di ciò che sono le paure, la vergogna, il rimpianto e anche la disconnessione dalla realtà che viene fuori dal personaggio principale
Pericle vive a Napoli ed è al servizio del boss Luigino, per il quale spesso e volentieri fa dei "servizietti" a persone che hanno in qualche modo offeso il proprio "datore di lavoro". La sua vita si svolge così, tra crimini commessi all'ordine del giorno, che ci rivelano il volto di un uomo che sembra affrontare tutto senza farsi domande, ma solo ubbidendo fedelmente a chi lo paga. Finchè un giorno non commette un errore grave che lo costringe a scappare da Napoli per salvarsi la pelle. L'incontro con una donna, Nastasia, sarà solo il primo passo perchè Pericle cominci a prendere coscienza di sè, di ciò che vuole e può essere. L'uomo avrà modo di divenire man mano più consapevole di se stesso, decidendo di non fare più da schiavo a qualcuno, ma di essere libero. Un noir dal linguaggio molto realistico, con espressioni dialettali (napoletano), senza peli sulla lingua, con "scene forti", personaggi grotteschi e un protagonista non facile da inquadrare e chiudere dentro etichette, e che forse attira proprio per questo.
Sorta di pulp partenopeo raccontato in prima persona. L'animalesca "persona" dello scagnozzo sodomizzatore di Don Luigino, detto Pizza, si racconta in una storia di profondo disagio sociale (la camorra questo è) alleggerita dal dialetto napoletano "italianizzato" per consentire a chiunque di assaporare il breve contenuto. L'adattamento cinematografico, pensato già dal 2005 con Taricone protagonista, è in preparazione sotto la regia di Abel Ferrara. Difficile sarà rendere su pelliccola la stessa sapiente mistura di squallore, ironia e violenza che emerge dalla narrazione asciutta di Ferrandino e dai suoi dialoghi, apparentemente semplici, che ci raccontano un mondo reale, non di fiction.
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