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Anno edizione: 2019
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Chi sta in treno, è segno che vuole andare da qualche parte. Il suo scopo, cioè, risiede altrove. È ciò che chiamerei: la vicevita.
Incontri con pendolari all'alba, compagni di cuccetta, giocatori di carte, conoscenti, sconosciuti, controllori o abusivi senza biglietto, sferraglianti regionali che attraversano la Ciociaria o velocissimi convogli giapponesi: questi micro-racconti invitano a meditare sugli errori di destinazione, sui ritardi o su quei momenti di vuoto che si spalancano durante certe misteriose soste in campagna. Valerio Magrelli ricostruisce insomma una ramificata serie di avventure, senza dimenticare da un lato i ricordi dei trenini giocattolo, dall'altro i risvolti più tragici del mondo ferroviario (uno fra tutti: la strage di Bologna). Così facendo, giunge a consegnarci una specie di «viceautobiografia», o forse una piccola enciclopedia del viaggio, in grado di svelare gli aspetti tragicomici dell'esistenza umana e della convivenza civile.
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Da leggere in viaggio. Su un autobus o in treno, guardandosi ogni tanto intorno per constatare l’autenticità del divertente ritratto che Magrelli dà del popolo che si sposta. Di come le vicende di un passeggero diventino comuni a tutto lo scompartimento grazie ad una telefonata un po’ troppo ad alta voce, di come i martelletti rossi per rompere il finestrino e la loro costante mancanza inducano ad immaginare stravaganti collezionisti di questi altrettanto stravaganti oggetti, di come certi viaggi e certe condizioni di “convivenza” riescano a stabilire delle piccole comunità simil-condominiali, con tutti i pro e i contro del caso. Accanto ai momenti divertenti troviamo però anche quelli più “poetici”, ispirati da un continuo scorrere del paesaggio (o della vita?) fuori da un finestrino perennemente in corsa…
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