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La neve di San Pietro
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La neve di San Pietro - Leo Perutz - copertina
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neve di San Pietro

Descrizione


«Vede la casa? Quello è il Kyffhäuser, là vive nell'attesa l'imperatore segreto. Io gli sto spianando la strada. E un giorno dirò al mondo le parole gridate un tempo dal servo saraceno di Manfredi ai cittadini di Viterbo in rivolta: "Aprite le porte! Aprite i cuori! Guardate, il vostro signore, il figlio dell'imperatore, è venuto!"». Il barone von Malchin tacque seguendo con lo sguardo i due carri, che finalmente erano riusciti a staccarsi e avanzavano a schricchiolando giù per la via del paese. Poi, senza guardarmi, con un sorriso timido e impacciato, mi disse in tutt'altro tono: «Lo trova laggiù nel chiosco in giardino, è là che lavora. Verso quest'ora di solito ha lezione di francese».

Quando Friedrich Amberg riacquista un barlume di coscienza, in una stanza d'ospedale, è come «una cosa senza nome, un essere privo di personalità». Poi, a poco a poco, riaffiorano i primi ricordi: ma nebulosi, frammentari, «del tutto irrilevanti». Finché, di colpo, gli eventi delle ultime settimane gli piombano addosso «con violenza indicibile»: è il 1932, lui è un medico, e a gennaio aveva preso servizio a Morwede. Ora ricorda: gli inquietanti segni premonitori durante il viaggio verso quella località della Vestfalia; l'arrivo nel borgo, «oppresso dalla triste monotonia di quel paesaggio»; l'inatteso incontro con l'altera donna cui non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi; e il barone von Malchin, con il suo feroce, anacronistico legittimismo - e il visionario progetto fondato su quella che un tempo era nota come «Neve di San Pietro», in grado di provocare un vero e proprio stravolgimento del mondo.
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Dettagli

2016
24 novembre 2016
183 p., Brossura
Sankt Petri-Schnee
9788845931178
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Indice


Le prime pagine del romanzo

Quando la notte smise di tenermi prigioniero, ero una cosa senza nome, un essere privo di personalità, che non conosceva i concetti di «passato» e «futuro». Giacqui, forse per molte ore, o forse solo per una frazione di secondo, in una sorta di rigidità, che si trasformò poi in uno stato oggi non più descrivibile. Potrei definirla una coscienza di me stesso vaga, unita a un senso di piena indeterminazione, ma così facendo ne renderei in modo inadeguato la particolarità e la stranezza. Sarebbe facile dire: galleggiavo nel vuoto, ma sono parole che non significano nulla. Sapevo solo che esisteva qualcosa, ma che quel «qualcosa» fossi io, questo lo ignoravo.
Non so dire quanto durò quello stato e quando affiorarono i primi ricordi. Emergevano e subito tornavano a svanire, non riuscivo a trattenerli: uno però, pur se amorfo come gli altri, fu per me causa di dolore o di paura - mi sentii respirare profondamente, come in preda a un incubo.

Valutazioni e recensioni

LakesMeadow
Recensioni: 4/5

Un altro romanzo di Perutz, un'altra conferma. "Ciò che si possiede in un sogno, nessun nemico al mondo può sottrarlo. Soltanto il risveglio avrebbe questo potere, ma chi sarebbe mai così crudele da ridestare qualcuno dal suo sogno?"

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Domenico Parisi
Recensioni: 5/5

Questo autore mi piace da morire, come ha detto qualcuno i suoi libri sono un mix tra Kafka e Agatha Christie . Il suo stile mittleuropeo ha un modo molto elegante e intelligente di farti divertire. Un racconto affascinante e soprattutto coinvolgente nel far riflettere il lettore sulla condizione umana e sociale di ciascuno di noi. Una condizione in cui si tende a mistificare e celare, di fronte agli occhi del mondo, alcune verità e realtà riducendole a sola immaginazione, sogno e fantasia che, per quieto vivere adottiamo come placebo della realtà.

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Leo Perutz

1884, Praga

(Praga 1884 - Bad Ischl 1957) scrittore austriaco di origine ceca. Matematico di professione, visse a Vienna fino all’Anschluss trasferendosi poi in Israele, dove rimase fino al 1950. Maestro del romanzo fantastico-storico, ha saputo intrecciare accurate ricostruzioni storiche, inquietanti ritratti psicologici e atmosfere cupe e barocche in trame ingegnose, nelle quali il sovrannaturale si insinua gradualmente nel quotidiano fino a distorcerlo. Tra le sue opere: Dalle nove alle nove (Zwischen neun und neun, 1918), Il maestro del giudizio universale (Der Meister des Jüngsten Tages, 1923), Il cavaliere svedese (Der schwedische Reiter, 1934), Di notte sotto il ponte di pietra (Nachts unter der steinernen Brücke, 1953), considerato il suo miglior romanzo.

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