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Anno edizione: 2011
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Un manuale di teatro visuale e di arti di strada non è facile da fare se non se n’è divenuti l’emblema vivente. Avere vissuto tutta l’arte dei maestri nella propria carne e il tutto per il fine prioritario di arrecare “Gioia” (parola detta e ripetuta in maiuscolo per comunicarne l’afflato spirituale di cui essa è impregnata), solo così si può scrivere su ciò che si può solo vivere intensamente e praticare. Perciò in questo libro si parla di teatro, ma si parla prima di liberatori e di liberazione. Si parla, ancora, di oppressi, del Teatro dell’Oppresso, nato dall’esperimento di teatro“invisibile” messo in scena (in strada) da Augusto Boal, l’autore del libro, Renato Curci, e un giovane attore chiamato Raúl. Poche parole, ma grande ascolto previo delle sofferenze e delle ingiustizie che sono nascoste nei cuori degli ultimi. Non è un teatro fine a se stesso, ma uno spazio estetico di liberazione. Si parla di testimoni della gratuità dell’esistere. E quindi, oltre all’autore, e al suo maestro, di Hugo Suárez, di Jorge Acuna Paredes. E la storia di una pratica di vita autentica diventa la propria biografia. Il professore, intervistato da Curci, sperimenta l’insegnamento all’Universidad La Cantuta in Perù. Ma il maestro e l’attore hanno un lavoro simile. Il maestro è il fratello gemello dell’attore. Nessuno dei due può essere mai un replicante. Il loro ruolo è di ponte, essere messaggeri tra se stessi (a patto che si sia immersi nella società in cui si vive e si rifletta su di essa) e un pubblico che cerca Gioia e amore per la vita.
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