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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2024
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«Che cosa è accaduto?, si chiedeva incessantemente senza saper dare una risposta» 📚 Di Meša Selimović conservo gelosamente da un po' una copia di The Fortress, portatami da Sarajevo. Così, sfogliando il catalogo di @bottega_errante e vedendo il suo nome non ho potuto trattenermi dal comprare Il Cerchio, il romanzo maledetto di cui lo stesso Selimović diceva «ci torno per la terza volta: non sopporto la sua capitolazione». La storia inizia con la morte di Mladen, giovane partigiano ucciso dalla polizia militare insieme ai genitori nel 1944. Si sposta poi vent'anni più avanti, raccontando la vita del giovane Vladimir, fratello di Mladen e fedele membro del Partito che secondo Selimović «non [è] una idea, ma un organizzazione e un potere». Un giorno Vladimir vede le sue certezze vacillare a partire da un fatto banale, ma chiave: non è stato invitato alla cerimonia di inaugurazione del museo in memoria dei familiari uccisi. Irritato da questo gesto Vladimir comincia a scappare dall'obbedienza dogmatica, anche grazie a diversi personaggi che lo accompagnano nel racconto: lo zio Janko, l'amico Čizmić e il suo amore Mina. Tutti con qualcosa in comune ed allo stesso tempo con visioni contrastanti tra loro. 🔍 Scritto tra il 1973 e il 1976 Il Cerchio venne raccolto da Selimović in 7 diversi manoscritti nell'ultimo periodo della sua vita, quando la sua salute era ormai incerta, e fu poi pubblicato dopo la sua morte nel 1983. Il racconto è ambientato nella Belgrado degli anni '60 anche se, ad un tratto, l'autore passa dall'ekavo allo ijekavo, perché ancora incerto se spostare definitivamente le vicende a Sarajevo. In quest'opera Selimović cerca di comprendere il dogmatismo e le sue conseguenze induviduali e collettive, restituendo un testo incompiuto, ma ancora oggi attuale «incentrato sulle questioni relative al rapporto tra etica individuale e norme sociali, tra mezzi e fini, tra ideologia e realtà sociale, tra assurdità di un mondo chiuso e amore». Perché «solo l'amore può infrangere la chiusura umana». Grazie quindi a Bottega Errante, e a @lacopetti per la traduzione!
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