Qualcosa, là fuori

Siamo in un Europa prossima ventura devastata dal cambiamento climatico. Migliaia di persone sono in marcia a piedi per raggiungere il nord, la Scandinavia diventata il luogo dove vivere è- ancora possibile. Livio Delmastro è il nostro protagonista che paga e parte attraversando una terra brulla e ostile, di città devastate e valli aride per raggiungere la nuova vita. Livio non era un derelitto bensì parte di quella società evoluta, laureata che viaggiava nel mondo realizzando se stessa. Livio era sposato e aveva un figlio, ma nel degrado della disperazione moglie e figlio sono stati uccisi in una napoli desolante. È un romanzo breve, un racconto che taglia, a tratti angosciante ancorpiù se leggendolo il quotidiano presenta verosomiglianze con disastri idrogeologici che fingiamo di non riconoscere nel pieno della loro gravità, con temperature che in alcune parti del mondo stanno rendendo la vita impossibile, con incendi che divampano nei cuori verdi del mondo. Da leggere, imprenscindibile. Per provare a intuire la realtà attraverso la forza dell’immaginazione di un narratore. Se non troviamo nuove immagini come possiamo riconoscere mondi diversi?

È così realistico lo scenario narrato che ho avuto l'ansia e l'angoscia mentre lo leggevo e anche nei giorni successivi, molto molto bello.

    Mostra questa recensione Un racconto a due voci, quella del passato e quella del presente narrativo, che si incalzano a vicenda e competono incessantemente per avere la nostra attenzione. Per il lettore a tratti può essere stancante ma ci si lascia facilmente avvincere dalla forza immaginifica e dalle urgenze della storia che ci trasportano in un mondo che in realtà non è troppo distante dal nostro. La fatica di noi lettori a tenere insieme i piani si contamina con la fatica dei personaggi che si trovano ad affrontare un viaggio obbligato verso una speranza che potrebbe rivelarsi amara come i propri ricordi. L'autore ci permette di avvicinarci al protagonista, di conoscerlo e quasi di sentirne l'odore e attraverso il suo, di percepire l'odore di un'umanità sudata, stremata, stanca e malnutrita. Quando le illusioni crollano resta il corpo con le sue esigenze a ricordarci il sentore recondito dell'umanità.