Malvaldi una garanzia. Terzo volume della serie del Bar Lume, mi è piaciuto anche più degli altri due. Trama interessante ma che rimane in secondo piano rispetto alla consueta abilità di Malvaldi di dipingere una realtà divertente e mai banale, intrisa di quotidianità. Ho apprezzato anche le analisi e le riflessioni a voce alta dei personaggi, sempre sottili e profonde. Consigliato!
Il re dei giochi
Ritornano i quattro vecchietti detective del BarLume di Pineta, con il nipote Massimo il "barrista" e la brava banconista Tiziana. Dopo "La briscola in cinque" e "Il gioco delle tre carte", con "Il re dei giochi" si può dire che ora siamo alla serie, sia per la caratterizzazione ben sagomata e viva di ciascun personaggio che lo rende familiare, sia per il brio naturale con cui, come un meccanismo ben avviato, funziona l'eccentrico amalgama che struttura le storie. "Re dei giochi" è il biliardo nuovo all'italiana giunto al BarLume. Ampelio il nonno, Aldo l'intellettuale, il Rimediotti pensionato di destra, e il Del Tacca del Comune (per distinguerlo da altri tre Del Tacca) vi si sono accampati e da lì sezionano con geometrica esattezza gli ultimi fatti di Pineta. Tra cui il terribile incidente della statale. È morto un ragazzino e sua madre è in coma profondo. Sono gli eredi di un ricchissimo costruttore. La madre è anche la segretaria di un uomo politico impegnato nella campagna elettorale. Non sembra un delitto. Manca il movente e pure l'occasione. "Anche quest'anno sembrava d'aver trovato un bell'omicidio per passare il tempo e loro vengono a rovinarti tutto". Ma la donna muore in ospedale, uccisa in modo maldestro. E sulle iperboliche ma sapienti maldicenze dei quattro ottuagenari cala, come una mente ordinatrice, l'intuizione logica del "barrista", investigatore per amor di pace.
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Editore:
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Anno edizione:2010
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Ninnigig 29 ottobre 2023Umoristico e intelligente
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atalogato nel genere "gialli", questo breve romanzo è qualcosa di meno e qualcosa di più. Di meno perché gli amatori del genere (e personalmente non sono più tra questi) potrebbero avere difficoltà ad apprezzare un giallo che non solo non è d'"azione", ma è basato principalmente su analisi, ragionamento e deduzione, per di più condotti da dilettanti e non da poliziotti, investigatori privati, oppure giornalisti o avvocati che si trasformano in detective per l'occasione. Qualcosa di più perché, in effetti, il racconto è in larga parte dedicato a fornire un quadro di vita della piccola provincia toscana. E certamente aiuta molto la scelta del linguaggio, intrisa di vernacoliere - pèer la precisione, pisano - al quale deve molto la verve e l'umorismo della narrazione. Una lettura leggera, quindi, ma assai garbata e piacevole. E una scrittura che spicca per uno stile sobrio, senza forzature, mille miglia lontano da quelle (pessime) imitazioni dei thriller anglosassoni che non di rado caratterizzano la giallistica nostrana contemporanea e l'opera di autori spesso sopravvalutati. Conoscere Marco Malvaldi attraverso questa narrazione è stato senza dubbio un piacere. Una lettura che perciò mi sento senz'altro di consigliare.
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Daniela Meiattini 18 giugno 2016
Questo libro è meno originale,ma comunque merita di essere letto assieme agli altri della serie.
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