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Oliver Sacks è davvero un autore straordinario e in questo libro, come in molti altri, è riuscito a descrivere un complesso disturbo neurologico come l'encefalite letargica enfatizzando il lato umano, la sofferenza di chi ha passato la maggior parte della propria vita in una sorta di limbo, con brevi e sporadici momenti di lucidità prima di sprofondare nuovamente altrove. Mi sento di lasciare un piccolo avvertimento: nonostante la grande abilità di Sacks nel rendere coinvolgenti le storie dei suoi pazienti in alcuni punti scivola un po' nei tecnicismi tipici del linguaggio scientifico, che per i meno esperti potrebbero risultare noiosi, ma se non ci si lascia intimorire da questo aspetto è davvero un libro che vale la pena leggere.
Libro interessante come tutti i libri di Sacks. Si focalizza sull'uso della dopamina per "risvegliare" i pazienti affetti da encefalite letargica. Unica pecca è la presenza delle note a fine libro che rende la consultazione delle stesse un po' difficoltosa.
Per dieci anni, fra il 1917 e il 1927, una grave epidemia di encefalite letargica (malattia del sonno) invase il mondo. Quasi cinque milioni di persone furono colpite dal male. Poi l’epidemia scomparve, improvvisamente e misteriosamente come era sopraggiunta. Una minuscola frazione dei malati sopravvisse, in una sorta di perpetuo torpore, fino al 1969, quando un nuovo farmaco, la L-dopa, permise di risvegliarli. Oliver Sacks, fra il 1969 e il 1972, somministrò questo farmaco a più di duecento malati al Mount Carmel Hospital di New York. Risvegli racconta le storie di venti di loro. Già da tali elementi è facile rendersi conto della impressionante singolarità di questo libro. Ma qui, ancora una volta, l’elemento decisivo è il narratore: Oliver Sacks, colui che sa farsi strada all’interno delle esperienze più remote e inaccessibili dei suoi pazienti. Ciascuna delle persone di cui Sacks qui racconta è un mondo a parte, ma tutte sono unite da una caratteristica: quella di aver passato la maggior parte della loro vita in una zona inesplorata e muta, vicino «al cuore oscuro dell’essere», e di essere stati sbalzati dalla «notte encefalitica» verso le «tribolazioni» e le meraviglie del risveglio. Sconvolgente è la varietà e la qualità delle esperienze che queste persone tentano disperatamente di comunicarci. E stupefacente è la capacità che qui Sacks dimostra nel capire e ricostruire il tessuto drammatico di tali esperienze. Confidando, come il grande Lurija, in una visione della medicina come «scienza romantica», Sacks rivendica la definizione della malattia che leggiamo in Novalis: «Ogni malattia è un problema musicale. Ogni cura è una soluzione musicale». Appunto questo presupposto gli ha permesso di accedere ai mondi murati di persone che vivevano nell’oscillazione fra una terribile presenza e una terribile assenza. E questo contatto si è rivelato essere il più grande aiuto che possiamo dare a chi cerca, con pena infinita, di trovare un accomodamento con la realtà.
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