documento unico in quanto scritto da chi ha vissuto quegli eventi, che ha conosciuto gran parte dei protagonisti, molti dei quali da lui intervistati. Pubblicato immediatamente dopo la guerra rappresenta una testimonianza preziosissima e irripetibile. Al di là delle intenzioni dell'autore, riesce a trasmettere il caos che si è venuto a creare, la bassezza e l'opportunismo dei gerarchi, la crudeltà e la violenza dei fascisti e dei nazisti. Certe spregevoli caratteristiche dell'uomo, non sono relegate a quel periodo, ma sono riscontrabili anche adesso. Le descrizioni degli eventi sono molto accurate al punto che gli intrighi diventano cosi labirintici che è difficile stargli dietro. Ad ogni modo un libro assolutamente da leggere
Roma 1943
«Opera di grande giornalismo e di intensa testimonianza morale, Roma 1943 - pubblicato per la prima volta nel 1945 - resta, a mio parere, un modello inarrivabile (forse, unico) di cronaca autentica, di verità essenziale che poco o nulla ha a che vedere con la tradizione spesso dissimulatrice del giornalismo italiano. Ne era consapevole lo stesso Monelli: "Mi pare che da questa cronaca pur scarsa e lacunosa esca già una lezione terribile per tutti noi: spesso, scrivendo, mi pareva di fare un doloroso esame di coscienza". La consapevolezza dell'autore è stata la condizione intellettuale indispensabile per fare di Roma 1943 quello che è realmente: un libro di storia. Scritto, però, come dovrebbero sempre gli storici; cioè con rispetto per lo stile. Ma vi è di piú Roma 1943 è anche un'opera strana, piacevole, che tiene saldamente il lettore dalla prima all'ultima pagina». Lucio Villari
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Paolo 23 ottobre 2024consigliato
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Alexius 16 luglio 2022Una fotografia di Roma dagli ultimi mesi del fascismo fino all'occupazione tedesca
Monelli fotografa bene la Capitale dagli ultimi mesi del fascismo e dal crollo del regime fino al periodo di transizione che termina con l'annuncio dell'armistizio l'8 settembre del 1943. Riesce a descrivere il sentimento degli italiani e in particolare dei romani, tra speranze illusioni e nuove paure. Allo stesso tempo descrive in modo preciso, avvalendosi di testimonianze accurate, le trattative che hanno portato all'armistizio tra Italia e Stati Uniti, ben tratteggiando l'ambiguità e le incomprensioni reciproche in un clima di diffidenza generale verso il vecchio nemico. Stessa descrizione impeccabile per il periodo dopo l'otto settembre con lo sfacelo dei comandi militari, l'ambiguità dei comandi militari e la chiara assenza di disposizioni chiare per l'esercito, oltre alla mancata attuazione del piano per la difesa di Roma. Nel libro c'è di più, c'è la voglia di documentare un periodo buio della storia d'Italia in un momento di transizione dopo la fine del fascismo. Consigliatissimo
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Renzo 14 gennaio 2022Un anno decisivo per l’Italia
Il libro inizia con i malinconici auguri per il nuovo anno scambiati fra Monelli e un suo amico il primo gennaio del 1943; c’è in giro un’apatia che contrasta con l’incrollabilità del popolo italiano strombazzata dai giornali di regime e in fondo è anche comprensibile, perché, non solo la guerra è in essere con tutte le sue problematiche da quasi tre anni, ma ormai la situazione sui vari fronti lascia intendere che di speranze di vittoria non ce ne sono più. I caduti in battaglia, i bombardamenti, il razionamento alimentare rappresentano ormai una costante per una nazione che entrò in guerra solo perché lo volle il capo, un uomo descritto come malato, vanitoso, irresponsabile. E il peggio deve ancora venire, perché persa la Libia ci sarà lo sbarco in Sicilia, indi la caduta del fascismo il 25 luglio votata dai membri del Gran Consiglio, l’arresto di Mussolini il giorno dopo appena uscito da villa Savoia dove era appena andato a conferire con Vittorio Emanuele III per quella esautorazione maturata in una notte di fuoco in cui il duce, più che protagonista, pare essere stato un attonito spettatore, e infine quel maledetto armistizio dell’8 settembre che portò i tedeschi a occupare Roma e buona parte dell’Italia, una tragedia di cui fecero spese gli italiani, soggetti di una brutale repressione. Monelli analizza i fatti, descrive gli eventi, ricerca le motivazioni dei comportamenti, in un crescendo che avvince il lettore che, benché almeno a grandi linee sappia quel che accadde, ha l’impressione di trovarsi di fronte a qualche cosa di nuovo, a una visione quasi cinematografica che va dalla mestizia di due uomini che si fanno gli auguri il primo gennaio del 1943 alle scene di gioia, all’unanime sollievo degli esausti romani il 4 giugno 1944 allorché le avanguardie americane entrarono in città.
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