Il titolo del libro è particolarmente significativo, riprende un pensiero di Carlo Levi sugli sguardi che ogni giorno, da millenni, si posano sulle testimonianze del patrimonio culturale del nostro paese: "se gli occhi guardano con amore, se amore guarda, essi vedono". Quale miglior sintesi per indicare quel legame che ci unisce a chi, prima di noi, ha toccato muri, calpestato selciati, attraversato navate. Perché è di questo che si tratta: "abitiamo il patrimonio, lo percorriamo, lo tocchiamo, lo respiriamo: ci viviamo dentro ". Insomma quando noi guardiamo con amore ciò che costituisce il nostro patrimonio, rendiamo giustizia "alla massa di schiavi, contadini, pastori, lavoratori, artigiani, artisti che lo hanno plasmato - più o meno consapevolmente, più o meno liberamente - lungo i secoli ". Non è solo memoria del passato, è educazione sentimentale.
Se amore guarda. Un’educazione sentimentale al patrimonio culturale
Come scrive Tomaso Montanari nelle pagine di questo saggio lucido e appassionato, il patrimonio culturale è la nostra religione civile, la nostra scuola di liberazione: non riguarda soltanto il paesaggio o le opere d'arte, ma riguarda soprattutto noi e quell'amore che tutto congiunge.
Il patrimonio culturale – le chiese, le grandi opere, gli umili selciati – può trovare un senso solo se ci permette di liberarci dalla dittatura del presente, dall'illusione di essere i padroni della storia, dalla retorica avvelenata dell'identità. Se ci restituisce l'amore necessario a coltivare ciò che in noi è ancora umano. Abbiamo forse smarrito la ragione profonda per cui davvero ci interessiamo al patrimonio culturale e alla storia dell'arte: la forza con cui apre i nostri occhi e il nostro cuore a una dimensione «altra». La sua capacità di separarci dal flusso ininterrotto dell'attualità, per metterci in contatto con ciò che ci avvince alla vita, ciò che le dà un senso. Per vedere – per sentire – tutto questo, è però necessario riattivare la sua connessione con la parte piú intima della nostra anima individuale e collettiva; occorre una vera e propria educazione sentimentale. Come scrive Tomaso Montanari nelle pagine di questo saggio lucido e appassionato, il patrimonio culturale è la nostra religione civile, la nostra scuola di liberazione: non riguarda soltanto il paesaggio o le opere d'arte, ma riguarda soprattutto noi e quell'amore che tutto congiunge. Ogni sguardo posato in una chiesa antica, ogni piede che calpesta un selciato, comporta domande, risposte, interpretazioni. Cosí, passo dopo passo, lentamente, riattribuiamo significato alle cose e ai luoghi fino a sentirli parte, quasi estensioni, dei nostri corpi: perché solo quelli danno senso alle pietre e ai quadri. E perché soltanto cosí il discorso sul patrimonio culturale potrà aiutarci a recuperare le ragioni di una convivenza universale, fondata sulla giustizia e sulla condivisione.
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Anno edizione:2023
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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ormos 11 maggio 2025
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Sandranna 05 gennaio 2024Per una consapevolezza maggiore
Saggio interessante, che fa riflettere sul significato di patrimonio culturale. Scritto con competenza e “ facendosi aiutare “ da altri scrittori e uomini e donne di cultura , senza pedanteria riuscendo a collegare in modo organico anche il loro interessante punto di vista.Le citazioni sono sempre calate nel discorso e lo arricchiscono senza perdere il filo.Lo consiglierei a tutti perché ci insegna a guardare con più attenzione e amore ciò che ci circonda
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Letteratume 20 novembre 2023Un patrimonio unico
Il nostro noi si è formato grazie a una somma di loro”, avverte Montanari, che con una scrittura piana e mai pedante, mette in atto la sua meritoria opera di raffinata e appassionata divulgazione, dimostrando che per essere cittadini attivi bisogna conoscere il patrimonio culturale e le multiformi radici che ci accomunano.
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