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Se in questi giorni siete alle prese con un mal di schiena che non vi lascia pace, non ve la prendete con le correnti d’aria o con uno sforzo repentino affrontato maldestramente, piuttosto sappiate che siete alle prese con una classica malattia da mismatch. In altre parole il nostro mal di schiena, come una miriade di altre malattie e pestilenze a cui è soggetta la specie umana, rappresenta un mancato adattamento al nuovo ambiente che l’uomo che si è creato attorno. Troppe comodità, troppo mal mangiare, troppo poco camminare e correre, insomma troppo di quanto non è adattabile all’organismo umano ci porta ad uno stato di continuo malessere. Intendiamoci, il libro non il solito pamphlet di ritorno alle origini, alla stato di natura, ad un’età dell’oro in cui l’uomo godeva delle sue potenzialità evolutive, semplicemente l’antropologo evolutivo Lieberman, con tanto di dimostrazioni scientifiche e consultazione di fonti accreditate (veramente una miniera), ci racconta il dipanarsi della storia del corpo umano tra le diverse novità che ha dovuto affrontare, non ultima la “recente invenzione” dell’agricoltura. Il problema è che le novità non hanno dato tempo ad una specie vecchia poco più di 200 mila anni, ma con retaggi di quasi 6 milioni di anni, di adattarsi nel migliore dei modi. Quindi corpo e cervello antichi in ambienti e scenari nuovi, che una dinamica culturale avviata dallo stesso uomo contribuisce cambiare a ritmi sempre più frenetici. Soluzioni possibili? Ampliare i nostri orizzonti, soprattutto all’indietro, guardare il mondo e guardarci in una prospettiva evolutiva, pensando anche ad applicare la stessa prospettiva alle scienze applicate, quali la medicina, l’ergonomia, l’urbanistica, la nutrizionistica, etc, per affrontare in maniera adeguata e “adattabile” il presente ed il futuro. Tanti sarebbero i vantaggi di cui potremmo godere se alla luce delle nostre conoscenze sull’evoluzione dei corpi umani sviluppassimo una sapienza e una conoscenza tecnologica innovativa e veramente utile all’uomo … Ma, come si suole dire, questa è tutta un’altra storia.
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