Un saggio indubbiamente attuale. L'Autrice parte dall'assunto che non esista una "filosofia della migrazione". Fatte alcune eccezioni, es. Arendt, la filosofia avrebbe accettato i dogmi nazionali e, anche quando ha rifiutato il concetto di proprietà, alla radice dello Stato nazionale, avrebbe finito sempre per ragionare in termini di confini e frontiere. L'Autrice presenta, tra l'altro, tre modelli di cittadinanza: Atene, Roma e Gerusalemme. Proprio quello guidaico - cristiano, con il concetto di "straniero residente", è quello che la Di Cesare alla fine prenderà come punto di riferimento. Il testo è tutta una critica al nazionalismo, al liberalismo, al comunitarismo. La dedica iniziale ad un anarchico socialista sbarcato clandestinamente negli Stati Uniti nel 1925 lascerebbe pensare che l'autrice possa farsi promotrice di tale modello politico, ma nel saggio non si rinvengono segnali in materia. Il testo, del resto, non dà soluzioni giuridiche o politiche, si limita a indicare riferimenti etico-filosofici. Forse questo è il solo limite dello scritto. Essendo il tema quanto mai attuale e ricco di malintesi, che l'Autrice ben individua, compreso quello di chi idealizza la figura dello Straniero (con la S maiuscola), il lettore alla fine si aspetterebbe di comprendere come poter concretamente declinare una cultura dell'ospitalità quale parte essenziale della cittadinanza/umanità. Eppure questa risposta non c'è
Stranieri residenti. Una filosofia della migrazione
Vincitore Premio Sila '49 2018, sezione Economia e Società.
Finalista al Premio Napoli 2018, sezione Saggistica.
Nel paesaggio politico contemporaneo, in cui domina ancora lo Stato-nazione, il migrante è il malvenuto, accusato di essere fuori luogo, di occupare il posto altrui. Eppure non esiste alcun diritto sul territorio che possa giustificare la politica sovranista del respingimento. In un'etica che guarda alla giustizia globale, Donatella Di Cesare con limpidezza concettuale e un passo a tratti narrativo riflette sul significato ultimo del migrare, dando prova anche qui di saper andare subito al cuore della questione. Abitare e migrare non si contrappongono, come vorrebbe il senso comune, ancora preda dei vecchi fantasmi dello jus sanguinis e dello jus soli. In ogni migrante si deve invece riconoscere la figura dello «straniero residente», il vero protagonista del libro. Atene, Roma, Gerusalemme sono i modelli di città esaminati, in un affresco superbo, per interrogarsi sul tema decisivo e attuale della cittadinanza. Nella nuova età dei muri, in un mondo costellato da campi di internamento per stranieri, che l'Europa pretende di tenere alle sue porte, Di Cesare sostiene una politica dell'ospitalità, fondata sulla separazione dal luogo in cui si risiede, e propone un nuovo senso del coabitare.
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Edizione:6
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Anno edizione:2017
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Raffo 16 dicembre 2021Interessante
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