Sylvia

Leonard Michaels scrive questo romanzo ispirandosi alla storia vera della sua prima moglie Sylvia Bloch. È una storia di un’ossessione, la descrizione di un rapporto che consuma e distrugge, sono uno il nutrimento dell’altro, dove amore e dipendenza si confondono, fino a diventare una sola cosa. Un racconto di una violenza silenziosa e travolgente subita da Leonard, e nessuna via d’uscita. Michaels scrive senza filtri, è un libro che si fa leggere tutto d’un fiato.

"Sylvia" è il racconto di una relazione tormentata e logorante, di un'ossessione che sembra intrappolare i due protagonisti. Leonard Michaels ripercorre, attraverso una narrazione in forma diaristica, le tappe della storia che lo legherà a Sylvia Bloch, una giovane studentessa alla quale si unirà in matrimonio. Una relazione claustrofobica e cannibalesca, senza alcuna speranza di crescita o cambiamento. La scrittura è veloce e incisiva, quanto basta per trascinare il lettore nella feroce quotidianità svelata da Michaels.

Forse avevo delle aspettative troppo alte per questo libro, semi-memoir che racconta della relazione dello scrittore con la prima moglie, Sylvia, la quale si è suicidata. Aspettative che inizialmente, leggendo la prima parte, credevo sarebbero state soddisfatte: è bellissima e Michaels ha la capacità di trasportare il lettore lì, nel Greenwich Village insieme a lui. Si percepisce tutto: musica, odori, rumori, sensazioni. La seconda parte invece perde molto secondo me, diventa ripetitiva e quasi asettica, priva dell'emozione che traspariva in precedenza. O forse sono io che non sono entrata in sintonia con l'autore.