18/2025 Il libro racconta la storia di tre sorelle rimaste orfane di madre da poco. Stanno elaborando il lutto e il padre le indirizza verso lo squash. Giornalmente di allenano insieme ma solo Gopi alla fine continuerà. Dopo il trasferimento dagli zii ad Edimburgo arriva il torneo che da tanto aspettava e... Gira tutto intorno alle emozioni di Gopi e allo squash niente di particolarmente entusiasmante ma nemmeno noioso, direi che mi ha lasciato abbastanza indifferente
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In questo suo primo romanzo, con mano insospettabilmente sicura, e con uno stile essenziale, preciso, allusivo, la scrittrice angloindiana Chetna Maroo ci apre le porte di un mondo che ci era ignoto – e non è esattamente questa, come ci ha insegnato Kundera, la funzione del romanzo?
«Maroo usa le descrizioni fisiche, dei muscoli, per veicolare uno stato emotivo più profondo e complesso. Ciò che dell'esperienza umana è più indicibile, non si tenta neanche di esprimerlo ma si lascia intravedere nelle movenze del corpo». - Nadeesha Uyangoda, Internazionale
Ha solo undici anni, Gopi, quando muore la madre. Per zia Ranjan lei e le due sorelle maggiori non sono che «selvagge». Così ha detto al padre di Gopi: sottintendendo che non rispettano le regole della comunità indiana a cui appartengono. E aggiungendo che per dargli una mano è pronta a prendersi in casa una di loro. Per il momento, però, il padre pensa che le figlie abbiano bisogno di appassionarsi a qualcosa che le accompagni poi «per tutta la vita» – e decide che sarà lo squash. Non funzionerà per tutte: l’unica che diventerà sempre più brava, e continuerà caparbiamente a cercare di scoprire, fra le quattro pareti del campo (ma non solo), che cosa fare dei suoi sentimenti, della sua vita, delle persone che incontra, e a quali traguardi può aspirare, sarà Gopi. Ed è lei stessa a raccontarci quell’anno di lutto e di rinascita – l’anno in cui sperimenta il dolore e l’assenza, ma anche la tenerezza e la determinazione, i cambiamenti del corpo e le sue potenzialità, le regole e la necessità di trasgredirle – con una voce insieme pacata e audace, sommessa e perentoria.
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Anno edizione:2024
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Nik82 20 maggio 2025Lutto e Squash
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Frabo 25 gennaio 2025Una piacevole sorpresa
Un piccolo gioellino il romanzo di CHETNA MAROO, nata in Kenia, di origine indiana, ma che vive a Londra. T è un punto cardine del campo da squash. La trama vede tre sorelle inglesi di origine indiana rimaste da poco orfane di madre: Gopi la protagonista di 11 anni che narra in prima persona, Kush di 13 e Mona di 15 anni. Con loro il padre evidentemente abbattuto, depresso, dalla morte della moglie e che cerca di divertire e distrarre le figlie coinvolgendole nello sport, precisamente nello squash. Altri protagonisti gli zii senza figli che vorrebbero che almeno una delle ragazze andasse a vivere da loro a Edimburgo, perché ritengono il padre in difficoltà da solo con tre le figlie che la zia severa conservatrice delle tradizioni indiane considera delle selvagge. Lo sport come momento di rivalsa verso il destino. Questo forse vede Gopi, l’unica che eccelle in modo evidente nel gioco, momento di rinascita, a cui destina molte delle sue energie e del suo tempo, tanto da iscriversi e partecipare ad un importante torneo. Il lettore viene coinvolto nella vita giornaliera delle tre sorelle ma è Gopi quella che ci rende complici delle sue riflessioni e considerazioni. Il rammarico di non avere mai imparato bene la lingua di sua madre, nel dare soddisfazione al padre, nell’avvicinarsi ad un ragazzo che gioca con lei, nel suo corpo che cambia, nel considerare con determinazione le scelte tattiche e le regole del gioco sportivo, anche trasgredendole. Come comparazione a quelle necessarie per vivere. Per stare nel punto T. Una scrittura decisa e piacevole. Una storia che mi ha raccontato un mondo a me ignoto. Un bel libro.
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andrea 29 dicembre 2024Deludente
Forse sono io che non l'ho letto con lo spirito giusto, ma mi ha deluso. E' un racconto che incontra tanti temi: dolore, rivincita, trasgressione, lutto, famiglia, crescita e determinazione... Il problema sta proprio in questo: si parla di tutto, ma non si approfondisce niente. Le potenzialità della trama sono notevoli, ma non riescono a concretizzarsi efficacemente. Ci si ritrova davanti a un racconto asettico, superficiale e che non sembra avere una direzione precisa. Il libro è davvero breve - poco più di cento pagine - ma mi è stato difficile arrivare alla fine. La narrazione è singhiozzante, faticosa da seguire, poco scorrevole; il racconto mi è apparso sterile e incolore; avrei inoltre apprezzato un’esplorazione più estesa delle tematiche affrontate.
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