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Anno edizione: 2021
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Un cadavere che scompare, poi riappare. Un duplice omicidio accompagnato da una macabra messinscena. Con il Capodanno alle porte, pasticcio peggiore non poteva capitare al vicequestore Vanina Guarrasi. Se poi una delle vittime è un prete, il caso diventa ancora più spinoso.
«Approfitto sempre delle storie che racconto per ricordare anche un po' del tempo andato. Stavolta ricordo la terribile escalation della mafia siciliana che ha avuto il suo culmine estremo in stragi come quella di Capaci.» – Da un'intervista di Cristina Cassar Scalia su Il Mattino
«Pagina dopo pagina la scrittrice catanese imbastisce una storia che porterà il vicequestore Vanina Guarrasi a seguire piste fituse e pericolose, coinvolgendo il lettore nella ricerca dell'assassino e spiazzandolo nella risoluzione del caso.» – Gabriella Genisi, Tuttolibri
Comincia tutto in una notte di neve, sull'Etna. Il custode di un vecchio albergo in ristrutturazione chiama la Mobile di Catania: nel salone c'è una donna morta. Quando però i poliziotti arrivano sul posto, del corpo non vi è piú traccia. Ventiquattr'ore dopo viene ritrovato nel cimitero di Santo Stefano, proprio il paese dove abita la Guarrasi. Al suo fianco è disteso un uomo, un sacerdote, anzi un monsignore, assai conosciuto e stimato; entrambi sono stati uccisi. Intorno a loro qualcuno ha disposto fiori, lumini, addobbi. Il mistero si dimostra parecchio complesso, oltre che delicato, perché i conti, in questa storia, non vogliono mai tornare, un po' come nella vita di Vanina. L'aiuto del commissario in pensione Biagio Patanè può risultare al solito determinante. Quell'uomo possiede un intuito davvero speciale, ma ha il vizio di non riguardarsi. Una cattiva abitudine che, alla sua età, rischia di essere pericolosa.
– Dottoressa, il signor Lisa è il custode del cimitero. È lui che trovò i due cadaveri. L’uomo si alzò in piedi, accennò una specie di riverenza. Vanina indicò la cappella. – Là dentro sono? Il custode annuí. – Sí. Sopra il loculo al centro. Addobbato ca pare ‘na bancarella natalizia. Spanò intercettò la perplessità del vicequestore. – Venga, dottoressa, le faccio vedere -. La precedette dentro la cappella. Il loculo centrale, come l’aveva chiamato il signor Lisa, era l’unico scavato a terra. Al centro, davanti a un altarino, come in posizione privilegiata rispetto agli altri, tutti inseriti nelle pareti. Adagiati sul coperchio di marmo un uomo e una donna, uniti da un nastro rosso, largo, annodato come un fiocco all’altezza della vita. Sopra le teste, una composizione di rametti di vischio e accanto due stelle di natale. Una doppia corona di lumini aggiungeva alla scena un che di sinistro. Vanina s’avvicinò facendosi strada tra gli addobbi.
Quando finisci di leggere Vanina già ti manca; si, perché il lettore legge Vanina, legge pagine del suo umore, della sua onestà, pagine di volontà, di professionalità, pagine di anima. Mai scontato, il narrato di questo giallo è tramato con i fili dell’intuizione, la cui pezza dapprima occulta, si ordisce di realtà, restituendo giustizia ad un duplice omicidio. Le atmosfere dei piccoli comuni etnei alla vigilia di Capodanno, fanno da scenario all’epilogo di un’ossessione che matura nel tempo, con l’età dei protagonisti. Ancora una volta la sinergia tra Vanina e Patané è la manifesta competenza del sentire, che insegna ad attendere prima della pronuncia e soprattutto ad andare sempre oltre ogni evidenza.
Appena esce un suo libro corro a comprarlo, e mi sembra sempre di finrlo troppo presto. Ho coinvolto nella lettura di questa autrice anche mia sorella. Solo che stavolta non ho capito il finale, sono dovuta tornare indietro di molto per capire bene l'intreccio. Spero nel prossimo libro.
Bellissimo
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