Un testo che, inizialmente, temevo fosse di difficile lettura per un “non addetto ai lavori”; già dai primi paragrafi mi ha estremamente appassionato e affascinato, tant’è che sono tornato più volte su determinate pagine per assorbirne la magia e consolidarne le forti origini culturali e religiose che vengono analizzate attraverso una grande ricerca di fonti letterarie e una importante raccolta di testimonianze sul campo (parlo da salentino, sono di parte). La parte più stimolante è sicuramente quella della ricerca sul campo negli anni ‘50 a Galatina, con tanto di reportage fotografico e raccolta di importanti e ben note testimonianze di persone che hanno vissuto l’autentica istituzione del tarantismo.
La Terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud
La Terra del rimorso di Ernesto De Martino, un classico del pensiero contemporaneo, verte sul tarantismo, un istituto culturale d’impronta magica, diffuso nelle comunità contadine del Salento, al cui interno la musica e la danza ricoprono un ruolo d’importanza primaria. Nel 1959 De Martino ne fece l’oggetto di un’innovativa inchiesta etnografica, guidando un’équipe formata da specialisti di discipline diverse, dalla storia delle religioni all’etnomusicologia, dalla psichiatria alla sociologia. Lungi dall’essere un mero fenomeno morboso, il tarantismo si configura, nella straordinaria indagine demartiniana, come un orizzonte mitico-rituale di deflusso di profondi conflitti operanti nell’inconscio, fatti risalire al morso della Taranta, monstrum mitico evocato dal suono di musiche del repertorio tradizionale, che i tarantati dovevano sfidare e vincere in una vorticosa gara di danza. Questa nuova edizione conferisce il massimo risalto alla ricchezza teorica di un’opera che va ben oltre l’indagine di un peculiare fenomeno di catartica musicale, mobilitando le due competenze disciplinari, storico-religiosa e antropologica, che hanno innervato il pensiero di De Martino. Marcello Massenzio individua la tematica etico-politica alla base della scelta di studiare il tarantismo, in un confronto con l’altro grande etnologo dei suoi tempi, Claude Lévi-Strauss e il suo disagio o «rimorso» di fronte alla disgregazione delle culture indigene nel mondo postcoloniale. Fabio Dei analizza l’altro dialogo cruciale nella genesi dell’opera, quello tra De Martino e Antonio Gramsci, riconducendo il progetto delle spedizioni etnografiche nel Mezzogiorno all’influenza delle annotazioni gramsciane sul folklore come cultura delle classi subalterne. Con il dossier fotografico di Franco Pinna.
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Anno edizione:2023
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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AndresJG 09 gennaio 2025Estremamente interessante e coinvolgente
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Vita@77 11 maggio 2024Indispensabile
Un classico indispensabile, dal quale non si può prescindere..Mai senza
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