Armiero scrive questa agile ed essenziale guida al disastro del Vajont con lo sguardo dello storico sociale, un'interessante strumento per i cultori della materia, ed in parte anche per chi si approccia al tema per la prima volta - fornendo tutti gli elementi di base per futuri approfondimenti -. Quando parliamo della tragedia del Vajont i due capisaldi del racconto sono chiaramente Marco Paolini, che per primo ha riportato in auge il tema del Vajont permettendo un'assimilazione della vicenda nella memoria collettiva, e Tina Merlin, la giornalista che ha dato voce ai "montanari" ai tempi in cui la diga veniva costruita e nei giorni immediatamente prima del disastro. Armiero evidenzia il debito che lui in qualità di storico e noi tutti in qualità di cittadini abbiamo con questi due "narratori", e in questo piccolo libro arricchisce la cronaca e il racconto con i suoi brillanti spunti di storia ecologica e sociale: dalla necessità di "democratizzare" la scienza quando parliamo di grandi opere infrastrutturali che cambiano il volto di un paesaggio - coinvolgendo i non tecnici e i non scienziati per arricchire la tecnica con le esperienze e la conoscenza di chi vive i luoghi -; ai concetti più complessi, e affascinanti, legati alla sua teoria del Wasteocene dove il Vajont potrebbe rappresentare l'archetipo del concetto di comunità di scarto - almeno nella storia italiana -. Dall'analisi di Armiero risulta abbastanza chiaro il processo che porta interessi economici e poteri politici a superare sia l'imparzialità della scienza sia il benessere delle comunità che, appunto, vengono sacrificate in nome del progresso diventano comunità e luoghi di scarto. Un lettura veloce, ma non scontata né banale, che va oltre la solita cronaca degli eventi sul Vajont e che segna uno dei veri primi approcci storici e sociologici moderni per mantenere davvero vivo il ricordo di una strage. Sicuramente interessante per chi già ha familiarità con il tema Vajont per ampliare la riflessione.
La tragedia del Vajont. Ecologia politica di un disastro
Il 9 ottobre 1963 duemila persone rimasero uccise sulle montagne del Bellunese, travolte dall'onda di acqua e fango sollevata da una gigantesca frana precipitata nel bacino ai piedi del monte Toc. Il Vajont è stato uno dei disastri piú tragici della storia italiana recente. Nel 2008 l'Unesco lo ha incluso tra i cinque piú gravi disastri ambientali di natura antropica, definendolo «un classico esempio di quello che succede quando gli ingegneri e i geologi si rivelano incapaci di cogliere la natura del problema che stanno cercando di affrontare». In effetti, la diga del Vajont è ancora lí, solo scalfita dalla frana, a dimostrazione che non basta un'opera di alta ingegneria per evitare il disastro; a crollare, infatti, non fu la diga ma la montagna, come d'altronde in tanti temevano. Il Vajont è una storia cruciale per comprendere la storia ambientale - e non solo ambientale - dell'Italia contemporanea.
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stefano_menegon 27 maggio 2024Un'agile guida al Vajont con spunti interessanti
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